Dopo la sentenza di condanna di Luca Materazzo, punito con l’ergastolo in primo grado per l’omicidio del fratello Vittorio, parla una delle sorelle, Roberta. «Era un ragazzo molto buono, affettuoso e giocherellone. Dall’adolescenza in poi ha dato segni di problemi psicologici. Ho sperato che non fosse lui», ha dichiarato la donna in lacrime a “La Vita in Diretta”. Quale movente però dietro l’omicidio? Pare che l’ingegnere volesse diseredare il fratello Luca perché sospettava che avesse avuto un ruolo nella morte del padre, a cui furono trovate delle ecchimosi. Ora comunque prosegue la lotta per l’eredità: si parla di una guerra in famiglia perché peraltro si parla di un asse ereditario da diverse decine di milioni di euro, visto che si tratta di una famiglia di imprenditori molto ricca. E lo stesso Luca Materazzo, che non ha mai confessato l’omicidio del fratello Vittorio, ucciso con diverse coltellate, reclama la sua parte. (agg. di Silvana Palazzo)
LUCA MATERAZZO CONDANNATO ALL’ERGASTOLO
Ergastolo per Luca Materazzo: questo il verdetto della Corte d’Assise di Napoli per l’omicidio del fratello Vittorio. La sentenza di primo grado è arrivata il giorno del suo compleanno. Al 38enne non è stata concessa alcuna attenuante generica, che aveva richiesto il suo difensore, l’avvocato Bruno Cervone. Massimo della pena e della condanna per il 38enne, che è tenuto anche al risarcimento delle parti civili. La Corte ha bocciato la richiesta di rinvio del processo, cominciato il 10 aprile 2018, per studiare la difesa. L’aveva avanzata l’avvocato Cervone, l’ultimo dei 15 legali dell’imputato. Ora si attendono le motivazioni di una sentenza che lo stesso avvocato definisce «quasi scontata», come riportato dal Messaggero. Ma per l’avvocato Cervone si tratta di «un fatto di cronaca con innumerevoli buchi investigativi, emersi dalla lettura degli atti processuali». Quindi si è concluso un processo, quello di primo grado, in cui l’imputato «non è stato messo in condizione di potersi difendere».
VITTORIO MATERAZZO UCCISO A COLTELLATE
Vittorio Materazzo fu ucciso in modo efferato il 28 novembre 2016 sotto casa sua a Napoli, in via Maria Cristina di Savoia, nel quartiere Chiaia. Stando alla ricostruzione elaborata dagli inquirenti, l’ingegnere dava rientrando a casa, quando un uomo con il volto nascosto da un casco da motociclista lo aspettava vicino alle scale. La vittima venne colpita a coltellate alla schiena, ma il fendente mortale fu quello alla gola. L’assassino fuggì attraverso alcuni vicoli, lasciando gli abiti insanguinati in una discarica, per poi sparire nel nulla. Ci fu la testimonianza di un teste oculare, che vide l’omicida col volto coperto da un casco, mettere la testa di Vittorio sulle ginocchia e accoltellarlo alla gola. Decisive anche le tracce del Dna. Luca Materazzo fu arrestato a Siviglia, in Spagna, il 2 gennaio 2018, dopo la latitanza durata circa un anno. La polizia spagnola lo arrestò in un bar del centro, dove stava lavorando come cameriere. Il 10 aprile 2018 è cominciato il processo, che si è concluso in primo grado con la condanna all’ergastolo.
INTANTO È GUERRA IN FAMIGLIA PER EREDITÀ
Luca Materazzo, prima di salutare i giudici, ha raccontato un particolare della sua dimensione familiare. «Non so che fine abbiano fatto le mie cose, i miei indumenti, le mie carte… non so nulla». In merito ad un potenziale movente alternativo, si è rivolto ai giudici della Corte d’Assise: «Chi poteva avere interesse ad addossare su di me la responsabilità dell’omicidio di Vittorio? Una sorella, un parente stretto?». Nel frattempo infatti si sta giocando in sede giudiziaria tra i parenti della famiglia di costruttori per anni nota e stimata a Napoli una “partita” per l’eredità. Si tratta, come riportato da Il Mattino, di un’eredità milionaria da dividere in sei, tra cui anche l’ergastolano (ma la condanna è rivedibile in appello) Luca Materazzo. In questi mesi, mentre andava avanti il processo penale, il giudice civile è intervenuto due volte per fare chiarezza sulla posizione di Luca Materazzo: è stato considerato formalmente un erede, un avente diritto a un sesto dei beni di famiglia.