Continua il dialogo fra gli Usa e la Cina per provare a raggiungere un accordo commerciale e ritirare così i dazi entrati in vigore nella giornata di ieri, il 25% di “tasse” su circa 200 miliardi di prodotti made in China. Le due delegazioni si sono viste nuovamente nella giornata di ieri in quel di Washington dopo la cena di due sere fa, e il vicepremier cinese Liu He, ha fatto sapere che è stato concordato di «incontrarsi di nuovo in futuro a Pechino e di portare avanti le consultazioni che non sono fallite. Si tratta di discussioni franche e costruttive». Dispensa quindi ottimismo l’esponente del governo di Pechino dopo quello che è stato l’undicesimo incontro fra le due nazioni nell’ultimo anno. «Ritengo che le piccole battute d’arresto – ha aggiunto Liu He – siano normali e inevitabili durante i negoziati tra due Paesi». Peccato però che la versione americana sia totalmente diversa, alla luce anche del messaggio del segretario del tesoro americano, Steve Mnuchin: la Cina ha dalle tre alle quattro settimane per trovare un accordo altrimenti scatteranno dazi per altri 350 miliardi di prodotti made in China. Insomma, la situazione è tutt’altro che risolta, e sembra davvero complicato pensare che nel giro di una trentina di giorni si possa raggiungere un’intesa che non è stata trovata nei 12 mesi precedenti. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NUOVI DAZI USA SU PRODOTTI CINA
Prosegue la guerra commerciale fra Usa e Cina. Stamane, alle 6 ora italiana, sono entrati in vigore i nuovi dazi, che passano dal precedente 10% ad un più pesante 25%, su circa 200miliardi di prodotti “made in china”. Sono ancora in corso le trattative fra le due delegazioni in quel di Washington, ma la sensazione circolante è che non si riuscirà a trovare un accordo a breve, nonostante la Cina, forse spaventata, stia dispensando parole ottimistiche e burocratiche per provare a raggiungere un’intesa soddisfacente per tutte le parti. Nel frattempo è giunto l’immancabile tweet del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha cinguettato minaccioso: «Questo è solo l’inizio. I dazi renderanno il nostro Paese molto più forte, non più debole». All’orizzonte vi sarebbe infatti lo spettro di dazi del 25% su altri 325 miliardi di dollari di prodotti cinesi. In un’intervista rilasciata alla tv statale cinese Cctv, il vicepremier Liu He, attualmente nella capitale statunitense per trattare, ha spiegato di essere in missione “con sincerità” e che altri dazi “non sono la soluzione del problema”, e si auspica “scambi razionali e sinceri”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NUOVI DAZI USA CONTRO LA CINA
Scattano i dazi, anzi no: come spesso accaduto nel corso degli ultimi mesi in quella che è la guerra dei dazi fra Stati Uniti e Cina, ancora una volta Donald Trump fa una giravolta e dopo la stretta scattata alla mezzanotte di ieri ecco che l’inquilino della Casa potrebbe riaprire la trattativa col gigante asiatico e abbassando i toni rispetto alle minacce di soli due giorni fa. Il presidente americano, lasciando così le Borse mondiali speranzose per un accordo in extremis (nonostante la pessima giornata vissuta a Wall Street) ha preso in contropiede ancora una volta tutti, tanto che non sarebbe peregrina al momento, secondo alcuni media specializzati in economia e finanza, un accordo con Xi Jinping che eviti la soluzione che penalizzerebbe non solo comparti produttivi a stelle e strisce ma la stessa Unione Europea come ha ricordato oggi il premier Giuseppe Conte. A far drizzare le antenne a Trump è stata la rinuncia di Pechino a disertare l’asta dei titoli del Tesoro americani, un segnale forte visto che per ben due aste quasi 38 miliardi di titoli non sono stati collocati e dato che proprio al Cina negli ultimi anni è risultata essere sempre la principale acquirente dei bond USA: da qui l’abbassamento dei toni di The Donald e l’apertura di uno spiraglio di trattativa. (agg. di R. G. Flore)
PREMIER CONTE, “GUERRA COMMERCIALE PESA ANCHE SU ITALIA”
A mezzanotte e un minuto di oggi negli Stati Uniti, quando in Italia erano le 6:01 del mattino, sono entrati in vigore i nuovi dazi Usa nei confronti delle importazioni Cina, una tassazione del 20% su circa 200miliardi di dollari di prodotti che Pechino acquista nel paese a stelle e strisce, vendendoli in casa propria. Prosegue quindi la guerra commerciale fra Trump e Xi Jinping ormai iniziata 12 mesi orsono e che per ora non sembra vedere la parola fine, nonostante le due delegazioni siano a Washington per proseguire i dialoghi. Della questione ne ha parlato anche il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, che a margine della presentazione del Piano di ferrovie dello Stato, ha spiegato che: «La guerra sui dazi persa sull’Italia. L’Italia è chiamata ad affrontare una congiuntura internazionale particolarmente critica, dove c’è un gioco sottile psicologico tra attori: è una situazione che non ci sta favorendo e ci auguriamo possa finire molto prima degli annunci e delle posizioni che appaiono molto rigide in questo momento». Il portavoce del ministro degli esteri cinesi, Geng Shuang, ha invece fatto sapere che «Dei rapporti stabili e in salute tra Usa e Cina sono nell’interesse di tutti». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
NUOVI DAZI USA IN CINA
Secondo il portavoce del Ministero degli Esteri di Cina, Geng Shuang, «i rapporti siano stabili e in salute tra Usa e Cina, sono nell’interesse di tutti»: lo afferma a poche ore dalla operatività ufficiale dei nuovi dazi Usa sull’import di tutti i beni Made in China per oltre 200 miliardi di dollari. I negoziati non si sono stoppati ma Trump in questo modo vuole “accelerarli” mettendo pressione al Governo comunista: «auspico che le parti “lavorino insieme per costruire una relazione bilaterale di coordinamento, cooperazione e stabilità. A tal proposito, speriamo che gli Usa possano incontrarci a metà strada», rilancia Geng nel giorno in cui si terranno nuovi round dei negoziati sul commercio cino-americano. Nel frattempo, alla finestra ma del tutto interessati per le conseguenze sui mercati è l’Unione Europea: il Presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani fa sapere dalla Sala Colletti della Camera dei Deputati durante l’incontro organizzato da Forza Italia, «no a guerre commerciali, ma Ue e Trump dovrebbero rafforzare cooperazione». Intanto la Cina tramite il Ministero del Commercio dopo la notizia sui dazi ha annunciato «senza accordi non avremo altra scelta se non quella di prendere le necessarie misure di rappresaglia». (agg. di Niccolò Magnani)
TRUMP APPROVA I DAZI CONTRO LA CINA
Alla mezzanotte e zero uno di oggi, venerdì 10 maggio 2019, sono scattati i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti alla Cina. Nuove tariffe su circa 200 miliardi di dollari di importazioni che salgono dal precedente 10% al 25. Nella serata di ieri si è tenuta una sorta di ultima cena in quel di Washington per provare a trovare la quadra in zona Cesarini, ma l’incontro non è bastato, e di conseguenza sono scattate le nuove misure protezionistiche Made in Usa. I due negoziatori, Liu He e Robert Lighthizer, come fa sapere l’edizione online di Repubblica, torneranno a sedersi ad un tavolo quest’oggi, sperando ovviamente che il vis-a-vis sia più utile rispetto a quello di ieri, e nel contempo i mercati sperano nella buona riuscita dei negoziati. Inizialmente le borse asiatiche in particolare, avevano aperto in rosso, per poi rimbalzare positivamente trainate da Pechino. C’è infatti da dire che i nuovi dazi non si applicano sulle merci che hanno già lasciato aeroporti e porti americani prima della mezzanotte, e di conseguenza vi è una sorta di cuscinetto di un paio di settimane, il tempo necessario per il trasporto via mare verso la Cina e le sue dogane.
DAZI USA SU IMPORT CINA: SCATTATI GLI AUMENTI AL 25%
A questo punto si attende la replica di Pechino. Quando Trump aveva imposto i nuovi dazi al 10%, la Cina aveva reagito con tariffe fra il 5 e il 25% su 60 miliardi di importazioni a stelle e strisce, ma ora come ora il margine cinese è più ristretto, visto che i prodotti importati dagli Stati Uniti sono inferiori a quelli della Cina. Di conseguenza secondo gli analisti non è da escludere che Pechino agisca per via burocratica, magari con controlli doganali più severi, o bloccando definitivamente gli acquisti di merce americana, a cominciare dalla soia. «La Cina – le parole distensive di Liu He all’arrivo a Washington – crede che alzare le tariffe non risolva i problemi, vengo portando sincerità». Dichiarazioni che confermano i buoni propositi dei cinesi, ma non sarà semplice trovare un accordo che soddisfi il presidente Trump.