Due ragazzine impediscono ad un bambino di 11 anni di sedersi all’interno dello scuolabus perché di colore. «I negri non si siedono qui», gli hanno detto. È accaduto mercoledì mattina in un piccolo paese della provincia di Treviso, non rivelato per tutelare i minori protagonisti di questa triste vicenda. A raccontare questa storia di razzismo è la mamma del bambino, nato da mamma trevigiana e papà senegalese. Quando l’11enne è salito sul bus, l’autista lo ha invitato a proseguire verso i sedili posteriori per lasciare quelli anteriori ai bambini delle elementari. Ma gli ultimi posti sono quelli più ambiti. Due erano liberi, quindi il bambino si è avvicinato. Una scolara però gli ha intimato di non sedersi e, come riportato dal Corriere del Veneto, lo ha fatto con quella frase terribile. Quando un paio di fermate dopo è salita l’amica della prima ragazzina, l’11enne è stato bullizzato, schiaffeggiato e spinto verso lo sportello. Qualcuno ha provato a fermarle, ma non è servito. E il bambino è arrivato in classe molto turbato.
TREVISO, RAZZISMO SU SCUOLABUS: 11ENNE BULLIZZATO
Arrivato in classe, l’11enne è scoppiato a piangere e ha raccontato quello che gli era successo agli insegnanti. Il dirigente scolastico, dopo aver accertato i fatti, ha chiesto agli insegnanti di affrontare il tema della discriminazione a scuola. Nel pomeriggio la mamma del bambino è stata poi contattata dall’assessore all’istruzione del Comune. Ieri mattina sul pulmino è salito anche il comandante dei vigili urbani che ha percorso l’intero tragitto. In serata invece il sindaco ha incontrato le ragazzine e i loro genitori. «Hanno negato di aver pronunciato quella frase con intenti razzisti», ha dichiarato il sindaco, come riportato dal Corriere della Sera. Pare che si siano giustificate spiegando che stanno studiando la storia di Rosa Parks, che negli anni Cinquanta si rifiutò di cedere il posto ad una passeggera bianca, su un autobus degli Stati Uniti. «Impossibile sapere se davvero si sia trattato di un grande fraintendimento, ma di certo si sono impegnate a chiedere scusa allo studente per come l’hanno fatto sentire».