«È stata colpa mia, mi sono distratto»: l’attore e geniale autore teatrale Marco Paolini alla fine ha patteggiato un anno di pena per omicidio stradale dopo quel terribile incidente che nel luglio scorso causò la morte ad Alessandra Lighezzolo e il grave ferimento di un’altra donna, Anna Tovo, entrambe vicentine. L’attore, tramite un accordo trovato tra la Difesa e la pubblica accusa, è arrivato a patteggiare fino ad un anno di reclusione (con la sospensione della pena, ndr) per il reato di omicidio stradale: non solo, la sospensione della patente è stata implementata per la stessa durata di tempo. Era il 18 luglio quando Paolini alla guida della sua Volvo aveva causato non volontariamente un incidente sull’autostrada A4 – tra i caselli di Verona Sud e Verona Est – tamponando una Fiat 500 con a bordo le due donne. La terribile tragedia generata ha fatto naturalmente scattare l’indagine conseguente per omicidio stradale, con Paolini che non ha mai contraddetto la dinamica dei fatti raccolti dai pm nei primi giorni di inchiesta. Si è invece chiuso in un silenzio totale, ritirandosi dalle scene per diversi mesi e non volendo commentare quanto avvenuto.
MARCO PAOLINI PATTEGGIA: “NIENTE È PIÙ COME PRIMA..”
Un silenzio che per Marco Paolini si è esteso fino alla famosa intervista a Repubblica dove l’attore ha voluto ribadire il suo completo dispiacere per quanto avvenuto: «Per me è un obbligo tacere, limitarmi a rispettare e a condividere il dolore altrui. Non voglio recitare la parte dell’affranto, se lo facessi ucciderei anche la mia dignità. Il silenzio è obbligatorio per capire se sono capace di andare avanti. Interrompere la mia normalità significa dire che so profondamente cosa è successo e che nulla sarà più come prima. Sono un papà, purtroppo non posso mollare. […] Chiedere scusa in pubblico sarebbe davvero indecente, per chi soffre e anche per me». Paolini ha assistito e aiutato i familiari di Alessandra Lighezzolo e quel silenzio, ha spiegato, lo doveva a lei e alla sua stessa famiglia: «Anche svegliarmi, dopo la tragedia, mi risulta eccessivo e volgare. È il momento del coraggio, sapevo che prima o poi nella vita sarebbe capitato anche a me: il problema è che non so se ce l’ho, il coraggio». Il caso di Paolini arriva a pochi giorni dalle parole, tramite avvocato, fatte trapelare da Michele Bravi, il cantante indagato per omicidio stradale in una vicenda simile anche se si professa come completo innocente: «Sta molto male e il suo silenzio è proprio per rispettare le persone coinvolte. Una cosa del genere segna moltissimo. Ma segna anche leggere che molti ti considerano già il responsabile di questo dramma». Due drammi, due storie gravissime e purtroppo due morti.