Svolta nel caso Vincent Lambert: la corte d’appello di Parigi ha ordinato la ripresa delle cure del tetraplegico in coma irreversibile da oltre un decennio. Simbolo del dibattito sull’eutanasia in Francia, la battaglia ha visto prevalere le ragioni dei genitori di Lambert, contrapposte al giudizio dei medici che avevano deciso di staccare la spina. L’uomo sarà dunque tenuto in vita fino a quando non si sarà pronunciato il comitato dell’Onu. Il tribunale, spiega Agi, ha ordinato allo Stato di «adottare tutte le misure per far rispettare le misure provvisorie richieste dal Comitato internazionale sui diritti delle persone con disabilità il 3 maggio 2019 volte a mantenere l’alimentazione e l’idratazione». Queste le parole del ministro per la Famiglia e le Disabilità Lorenzo Fontana: «La ripresa delle cure a Vincent Lambert è una bellissima notizia. Sono vicino e prego per Vincent e i suoi genitori, che stanno lottando con grande coraggio». Esulta anche Giorgia Meloni: «La Corte d’appello di Parigi accoglie il ricorso dei genitori di Vincent Lambert e ordina la ripresa delle cure. Una notizia meravigliosa che ci riempie il cuore di gioia: Vincent è salvo e continuerà a vivere». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
VINCENT LAMBERT, MEDICI: “STACCARE LA SPINA”
E’ stata “staccata la spina”, come si dice nel freddo linguaggio medico, a Vincent Lambert. il 42enne francese in stato vegetativo da circa dieci anni. In concreto, l’uomo non riceve più nutrimento e come nel caso di Eluana Englaro, sta subendo una atroce e lenta morte per fame e per sete. Ma per i medici, essendo “in stato vegetativo”, non sente nulla, Non è così naturalmente: dozzine di casi analizzati scientificamente hanno dimostrato che queste persone sono in grado di capire, di avvertire il dolore fisico. La data era stata fissata dalla Corte suprema francese per oggi lunedì 20 maggio, nonostante il parere contrario del comitato difesa dei diritti dei disabili delle Nazioni unite, ma il tribunale francese ha stabilito che Lambert non è un disabile, è un nulla su cui non serve più l’accanimento terapeutico. Di parere contrario i genitori, gli unici che avrebbero diritto di affermare la propria opinione che si sono battuti per anni perché al figlio forze concesso di vivere pur in quelle condizioni, ma peri giudici è stata più importante la richiesta della moglie di Lambert, di suo nipote e sei dei suoi fratelli di staccare le macchine e ovviamente dei medici. Un caso come molti altri analoghi dove lo stato decide chi merita di vivere o no, nonostante siano garantite tutte le cure e l’affetto dei parenti. Come un puro atto burocratico, i genitori sono stati avvertiti stamane con una email dell’inizio delle procedure ed è stato vietato loro dare un ultimo saluto al figlio, ha dichiarato l’avvocato difensore.
LAMBERT NON E’ MAI STATO IN FIN DI VITA
Gli avvocati dei genitori hanno annunciato altri tre ricorsi per tentare di fermare l’interruzione dei trattamenti. E’ stata avanzata anche una richiesta di provvedimenti disciplinari nei confronti del dottor Vincent Sanchez, capo dell’unità per pazienti cerebrolesi dell’ospedale di Reims, che ha deciso di staccare la spina all’uomo. Il caso ha provocato una spaccatura profonda in Francia, ma come dicono gli esperti, si tratta solo del tentativo per nulla nascosto, di far passare nel paese la legge che riconosca l’eutanasia. Vincent Lambert aveva subito un grave incidente motociclistico undici anni fa, ma non era morto, rifiutava di morire. E lo ha dimostrato in un precedente tentativo di eutanasia, quando ha resistito per 31 giorni in totale assenza di alimentazione e alla riduzione dell’idratazione. Non è mai stato in fin di vita, dunque non si tratta di accanimento terapeutico, non si tratta di accelerare un processo già iniziato quello dell’agonia che altrimenti sarebbe stranamente lungo: 11 anni di agonia ininterrotta visto che le condizioni sono stabili da allora. Distinguo agghiacciante poiché anche l’agonia che conduce alla morte è parte integrante e intoccabile della vita di una persona. Esiste la terapia del dolore, esistono sistemi umani e davvero pietosi per accompagnarla. Ma il concetto ormai passato nelle menti dei giudici, come il caso del bambino inglese fatto morire circa un anno fa, è quello della “qualità della vita”: in sostanza un handicappato non merita di vivere. Vincent è tetraplegico, in uno stato di coscienza minima (la mamma dice “Manifesta regolarmente la sua presenza, ci riconosce (…). Ha bisogno di tempo, di fiducia, di benevolenza”), nutrito e idratato artificialmente, in grado di respirare da solo, con regolare ritmo sonno-veglia. “Non è privo di coscienza, ma della capacità di esprimersi”, afferma instancabile la madre Viviane.