La Costa dei Trabocchi in Abruzzo, il tratto di litorale adriatico della provincia di Chieti cantato anche da Gabriele D’Annunzio e che rappresenta uno degli scorci più suggestivi della regione del Centro Italia grazie anche ai “trabucchi” (o anche “travocchi” nelle varianti dialettali del luogo), ovvero delle vere e proprie macchine per la pesca costruite su delle palafitte. Infatti è proprio in questo angolo di Abruzzo che sembra di immergersi in un’altra epoca dato che i vari paesini e piccoli borghi che si succedono lungo questo tratto di costa permettono di riscoprire il sapore di tempi oramai andati e in cui le comunità locali ancora continuano a tramandare la tradizione della pesca e quelle gastronomiche legate a questa attività nelle acque abruzzesi. Una “catena di promontori e golfi lunati” dove, in un passaggio de “Il trionfo della morte” del poeta e scrittore pescarese, “le ginestre spandevano per tutta la costa un manto aureo” e la stessa aria respirata “deliziava come un sorso d’elisir”. Ma quali sono i luoghi più belli della Costa dei Trabocchi e quali sono i segreti di queste macchine per la pesca tutelate oggi anche come patrimonio monumentale?
LE BELLEZZE DELLA COSTA CHIETINA
Innanzitutto la Costa dei Trabocchi, estesa e compresa nel territorio del chietino, “corre” parallelamente alla Strada Statale 16 meglio conosciuta come Adriatica per 133 chilometri e si caratterizza per una conformazione naturale davvero variegata e in cui si alternano tratti di spiaggia tipicamente sabbiosi a scorci in cui invece prevalgono coste più alte e rocciose (si pensi al San Vito Chietino del già citato D’Annunzio) e altri in cui è il ciottolame a fare da padrone (basti pensare a Fossacesia ma anche Vasto). Ed è proprio questa suggestiva disomogeneità della costa abruzzese a rendere sempre nuova e imprevedibile l’esperienza del visitatore, senza dimenticare la presenza dei trabocchi e i colli che, a ridosso del mare, sono tipici dell’Abruzzo. E un tour costiero non può che partire da Ortona, una cittadina in cui non può mancare la capatina al locale Castello Aragonese, senza dimenticare proprio quel San Vito Chietino che si “distende” dolcemente dalla collina su cui sorge fino al mare e in cui si trovano spiagge molto belle e alcuni dei trabocchi citati dal Vate. E ancora meritano una sosta anche Torino di Sangro con la sua lecceta che è Riserva Naturale Regionale e pure il Cimitero Militare Britannico e Rocca San Giovanni che non solo è annoverato tra i Borghi Più Belli d’Italia ma offre uno degli scorci costieri più emozionanti.
I TRABOCCHI E LE LORO ANTICHE ORIGINI
“La macchina pareva vivere d’armonia propria, avere un’aria e un’effige di corpo d’anima”: così Gabriele D’Annunzio nel “Trionfo della morte”, dando idealmente uno spirito a quei marchingegni che ancora oggi danno il nome alla Costa dei Trabocchi. Come detto, si tratta di macchine per pescare molto antiche realizzate in legno strutturale (ovvero quello impiegato nell’edilizia) e costituite da una piattaforma sul mare ma ancorata alle rocce da dei tronchi di pino. Dal trabocco poi partono due bracci chiamati “antenne” che a loro volta sostengono la rete a maglie strette (il trabocchetto), anche se tuttavia esistono delle varianti a seconda della tipologia di costa e in Abruzzo queste strutture -rispetto a quelle che si trovano anche nel Gargano– hanno un solo argano e reti più piccole. A proposito delle loro origini antichissime, secondo alcuni le prime testimonianze dell’uso dei trabocchi si trovano addirittura al tempo dei Fenici anche se per trovare un documento ufficiale bisogna fino alla seconda parte del Medioevo; tuttavia solo nel secolo scorso queste piattaforme sono state riscoperte, restaurate e valorizzate, diventando una vera e propria attrazione turistica del litorale meridionale abruzzese, quello molisano e garganico.