L’attentato a Lione è stato un fiasco operativo ma un successo simbolico. Un uomo di circa trent’anni è arrivato in bicicletta, coprendosi il volto, con calma indifferente in una zona pedonale, nel centro commerciale della città. In rue Victor Hugo c’è una panetteria, la Brioche d’or. A un passo è aperto un fast food. Il “soggetto ignoto” ha deposto una valigetta che poco dopo, alle 17.40, è esplosa. Un botto sordo. Viti e bulloni intorno.
Diamo per altamente probabile sia stato un attacco terroristico. La ragione, al di là dell’esperienza ahimè tragica che ci ha immediatamente fatto pensare all’ipotesi islamista, è il fatto che la direzione delle indagini siano stata subito presa in carico dall’antiterrorismo di Parigi. Ancora: la tecnica di esplosivi ad effetto rafforzato con minutaglia metallica era già stata praticata da gruppi islamici nel luglio 1995 a Parigi.
1. Un fiasco operativo? Sì, e sia ringraziato il Cielo e il dilettantismo dell’aspirante stragista. Nessun morto, nessuno tra i feriti che rischi la vita. Flop.
2- Eppure si tratta di un successo simbolico, perché sono stati ridicolizzati i sistemi di sicurezza. La zona era ritenuta a rischio, ci sono videocamere ovunque. È mancato il lavoro di intelligence, non si è stati capaci di individuare per tempo la minaccia da segni che agenti esperti avrebbero dovuto cogliere.
Non ci sono state rivendicazioni, non ce n’è bisogno. Non ci si vanta di un colpo che ha fatto cilecca, non c’è neppure stato il “martire”. Ma chi deve capire ha capito. Loro (i candidati assassini) e noi (europei bersaglio).
Al Bagdhadi, il califfo, aveva invitato a colpire. C’è chi obbedisce. In Europa è impensabile che possa impiantarsi un’organizzazione militare capace di azioni di guerra come quella messa in atto in Sri Lanka il giorno di Pasqua. Ma chiunque, ad esempio un tranquillo ciclista in zona pedonale, può piazzare una bomba e fuggire. Nessun luogo è sicuro. Chiunque può essere una minaccia mortale. Questo è il messaggio.
Melenchon, leader della sinistra francese estrema, ha lanciato la tesi “politica”: la bomba non è stata piazzata casualmente alla vigilia delle elezioni, la data è stata calcolata per condizionare il voto di domani alle europee, facendo esplodere le paure e così rafforzando i consensi a chi se ne nutre. Strategia della tensione dove convergono interessi multipli e opposti?
Le Figaro nell’edizione di oggi minimizza il peso dell’attacco di Lione. Breve notizia in prima pagina. Circospetto articolo a pagina 10. Saggezza pura: desiderio di disinnescare questa strategia della paura, se mai ne esista una. Con il tempo abbiamo imparato a diffidare della domanda “a chi giova” per capire movente e autori. La violenza non giova a nessuno.