“Cantami, o Diva, del pelide Achille l’ira funesta”. Comincia così uno dei più famosi testi epici studiati tra i banchi di scuola. Apparentemente versi molto lontani dallo slang e dal gergo quotidianamente usato dai nostri studenti. A fatica poesia, strofe e figure retoriche trovano spazio e attenzione da parte loro, eppure sono un’arma potente e un grande alleato per dare voce all’uragano di emozioni che li invade e che spesso non sanno nominare.
È necessario riconsegnare loro tali armi da combattimento per non farle sembrare solo parole vuote appartenenti a un passato così remoto da non averne più bisogno; proprio la potenza di quel mondo epico può tornare a far battere elettrocardiogrammi anestetizzati.
Anche il famoso eroe acheo, il pelide Achille, un essere così simile a un superuomo nel nostro immaginario, in realtà, può risultare vicino e prossimo proprio per la sua “ira funesta” che esplode a più riprese in modo atroce e passionale, come accade a ciascuno di noi.
Allora, è tempo investito bene quello che un professore di lettere dedica a lasciare che ciascun alunno riconosca negli uomini descritti da Omero un po’ di sé, senza giudizio o paura di provare le stesse emozioni. Permettere ai ragazzi di prendere contatto col loro mondo emotivo, gli consentirà di diventare amici dei poemi, di rispecchiarsi in essi e di scoprirsi meravigliosamente umani. L’uomo da sempre si accorge della propria creaturalità riconoscendosi in altri uomini come lui. Leopardi nello Zibaldone scriveva “Gli eroi omerici sono più amabili perché più conformi a natura, più umani, e meno perfetti che negli altri poemi”.
Sarà avventura entusiasmante prendere per mano ogni studente, affinché scopra dentro di sé simili manifestazioni, cause e azioni che anche le sue “ire funeste” provocano in lui. Le sfuriate per un tradimento di un amico, la sete di vendetta o la rivendicazione dei propri diritti violati, diventeranno solo la conseguenza visibile, concreta e agita di un’emozione naturale chiamata rabbia. Scopo del percorso non sarà quello di giudicare, additare o scandalizzarsi per tale emozione, che in quanto tale è del tutto naturale e legittima, ma di trasformarla in azioni positive e non distruttive per sé e per gli altri. Rispecchiarsi negli eroi aiuterà ogni studente ad amare la propria umana fragilità e a imparare a compiere scelte di vita e di crescita padroneggiando sempre più le proprie emozioni e dunque se stesso.