Mehmed è stato massacrato di botte: così lo ha ucciso il padre Aljica Hrustic. Il quadro che emerge dai primi risultati dell’autopsia sul bambino di due anni e cinque mesi è agghiacciante. Come riportato da Il Giorno, i calci e pugni del 25enne gli hanno provocato uno spappolamento degli organi interni e gravi emorragie. Lo ha preso a calci e pugni con una forza così brutale da farlo cadere a terra e non respirare più. Ma il piccolo era da tempo torturato: lo dimostrano le scottature provocate con l’accendino passato sotto i piedini del bambino affinché restasse fermo. Era troppo vivace, quindi andava punito. Un primo esito che lascia senza fiato. È difficile immaginare cosa abbia sofferto Aljica, così come è difficile capire come possa un genitore essere così malvagio. Su Facebook pubblicava foto con il piccolo Mehmed, baci e abbracci a tutti i suoi figli, col quinto in arrivo. In realtà lui a Milano faceva la bella vita tra macchine, droga e abiti griffati, mentre a loro lasciava poco da mangiare, quasi mai acquistava i pannolini per i figli che abitavano con la madre e lui in una casa occupata in zona San Siro.
MILANO, BIMBO UCCISO DAL PADRE: “UN MASSACRO”
«L’ho preso a pugni… sì forse gli ho dato anche dei calci. Ho sentito che rantolava, ma non pensavo che quando sono uscito per sfogarmi in auto, lui era morto». Questo ha raccontato Aljica Hrustic nell’interrogatorio in cui ha confessato l’omicidio. «Non mi lasciava dormire, si lamentava e così mi sono alzato sono andato verso di lui…» e lo ha ammazzato di botte. Quell’inferno comunque avveniva sotto gli occhi della madre, incapace di reagire. Agli inquirenti ha raccontato che aveva paura che picchiasse anche lei, ma non lo aveva mai denunciato, perché non voleva perderlo. Ha perso Mehmed, un piccolo angelo biondo che nessuno ha aiutato. Neppure la madre, succube del compagno, neanche i vicini, che avevano visto e sentito quello che accadeva ogni giorno. Ma pure loro, occupanti abusivi e disperati, non hanno voluto denunciare. Hanno organizzato una fiaccolata dimostrativa, ma inutile tanto quanto i messaggi d’amore del padre. Aljica Hrustic ora è in carcere, ma le indagini non sono chiuse perché per la procura le responsabilità degli adulti non sono finite qui.