Il caso relativo alla morte dell’ex generale dei carabinieri Guido Conti, 58 anni, trovato senza vita il 17 novembre 2017, non è ancora chiuso. L’uomo, comandante provinciale della Forestale di Pescara, fu trovato senza vita nei pressi dell’auto della figlia parcheggiata ai piedi del monte Morrone che sovrasta la città di Sulmona (L’Aquila). Conti morì a causa di un colpo di pistola calibro 9 alla tempia destra e sin da subito fu decretato un caso di suicidio. Ad avvalorare questa tesi, come rammenta Il Giornale, anche il ritrovamento di alcune lettere, una delle quali inviata all’ex premier Matteo Renzi. In una missiva in particolare, indirizzata alla famiglia, l’ex generale dichiarò di avere delle colpe in merito alla tragedia dell’Hotel Rigopiano: “Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma”, scriveva. Nonostante questo però, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sulmona ha accolto l’opposizione all’archiviazione della vicenda, presentata dei familiari dell’ex generale.
GENERALE GUIDO CONTI: IPOTESI ISTIGAZIONE AL SUICIDIO, COSA NON TORNA
Sarebbero numerosi i dubbi avanzati dai legali della famiglia del generale Guido Conti rispetto al suo presunto suicidio. Il primo elemento oggetto di attenzione sarebbe proprio la posizione del corpo dell’ex generale 58enne non compatibile con una morte per suicidio. Il suo profilo psicologico, inoltre, non sembrerebbe essere quello di una persona intenzionata a compiere il drammatico gesto. Secondo la famiglia, inoltre, non sarebbero stati compiuti accertamenti adeguati rispetto alle ultime telefonate dell’uomo ed i suoi ex colleghi lo avrebbero in parte isolato. Ci sarebbe poi la presenza di un’auto sospetta notata da alcuni testimoni nei pressi del ritrovamento del cadavere di Conti. Tutti elementi, questi, che porterebbero a considerare ancora aperto l’intero caso. Poco più di un mese prima della sua morte, il generale Conti si era dimesso dall’Arma ed il primo novembre aveva assunto l’incarico come addetto alla sicurezza ambientale di Total Italia. Due giorni prima del ritrovamento del cadavere, come rivela Corriere.it, Conti si era recato all’impianto Tempa Rossa in Basilicata ma pochi giorni dopo si era dimesso anche da questo incarico. Ad annunciarlo in forma anonima ad un quotidiano online abruzzese poche ore prima della sua morte, si scoprì che era stato un dipendente della Total. Lo stesso parlò di disaccordi con il vertice della società. La procura indagò per istigazione al suicidio ma non emersero elementi sufficienti portando alla richiesta di archiviazione. Il caso però, adesso è destinato a riaprirsi.