«Paolo Arata ha partecipato a un solo convegno e me lo ritrovo consulente della Lega. Me lo presentarono come professore universitario, non ricordo chi sia stato a presentarmelo» ha spiegato così durante il Question Time alla Camera il Ministro dell’Interno Matteo Salvini in riferimento ai presunti ruoli interni al Carroccio dell’ex deputato di Forza Italia arrestato questa mattina assieme al figlio e all’imprenditore Vito Nicastri. Sul caso Siri “riaperto” con gli arresti di questa mattina, ha voluto commentare brevemente anche il leader M5s Luigi Di Maio dopo che in giornata già avevano espresso parole molto dure Di Battista e Nicola Morra: «Rispetto il lavoro della magistratura, non voglio entrare nel merito, certo in questo caso la puzza di bruciato si sentiva da lontano… Ogni volta che c’è un minimo sospetto su qualcosa, in cui emergono legami con la corruzione e la mafia, la politica deve saper subito prendere le distanze». Il Sottosegretario grillino Stefano Buffagni ha poi aggiunto «Non siamo noi a dover giudicare, ma la magistratura, anche se gli arresti di oggi dimostrano che su Siri avevamo ragione e che il governo si è mosso nella giusta direzione. Da corruzione e mafia è fondamentale prendere sempre le distanze». (agg. di Niccolò Magnani)
MORRA CONVOCA SALVINI ALL’ANTIMAFIA
Dopo l’arresto di Paolo Arata, la reazione del M5s è roboante: da un lato Patuanelli e Di Battista rivendicano la “giusta scelta” presa sul caso Siri, dall’altro il Presidente della Commissione Nazionale Antimafia, il grillino Nicola Morra, annuncia di voler convocare urgentemente il Ministro dell’Interno per dare la sua versione sui suoi rapporti con Arata e il figlio (ricordiamo che l’altro figlio di Arata, Federico, non quello arrestato, è collaboratore del n.2 Lega Giancarlo Giiorgetti). «Ho richiesto con lettera ufficiale in data 7 maggio 2019 la convocazione del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in commissione Antimafia. Lettera ufficiale che è partita solo dopo numerose sollecitazioni informali per fissare una data di audizione già dalla terza settimana d’insediamento della commissione stessa. Il rispetto istituzionale avrebbe richiesto una veloce risposta alle interlocuzioni informali anche per dare precedenza a chi è preposto con le sue linee guida alla lotta alla mafia. La lettera ufficiale è solo l’ultimo passaggio che oggi, anche alla luce dei nuovi arresti in Sicilia, mi vede costretto a renderlo pubblico e ribadire l’urgenza dell’audizione del ministro Salvini», ha spiegato Nicola Morra con una nota stamani dopo gli arresti che hanno di nuovo sconvolto il già complesso “caso Siri” che cosi tante difficoltà ha creato internamente al Governo. Per Di Battista la Lega è il vero “mirino”: «Il governo vada avanti perché c’è un contratto da rispettare con ottime proposte ancora da realizzare. Allo stesso tempo il Movimento deve continuare a denunciare il malaffare dilagante, malaffare reso possibile dalle relazioni pericolose dei partiti. Anche uno dei suoi figli è finito in carcere, l’altro ha ottenuto un contratto a Palazzo Chigi grazie a Giorgetti». (agg. di Niccolò Magnani)
LE ACCUSE CONTRO ARATA E LA SUA DIFESA
Il caso Siri non si chiude ma anzi si aggrava con l’arresto di Paolo Arata e del figlio Francesco assieme all’imprenditore Nicastri ritenuto finanziatore della latitanza del boss Matteo Messina Denaro (ma proprio questo elemento dovrà essere confermato o smentito nel possibile processo in corso): secondo i pm di Palermo ci sarebbero molti protagonisti al centro del giro di tangenti che avrebbero favorito Nicastri nell’ottenimento di autorizzazioni per i suoi affari nell’eolico e nel bio-metano. Oltre agli Arata e a Siri (che però non è stato arrestato, ndr) ai domiciliari è finito come già anticipavamo qui sotto anche l’ex funzionario regionale dell’Assessorato all’Energia Alberto Tinnirello: ad alcuni elementi della Regione Sicilia, secondo i magistrati, sarebbero andati mazzette dagli 11mila ai 115mila euro. Prima dell’arresto, nel pieno del caso Siri, Arata ha però sempre smentito di avere avuto o di avere un ruolo attivo nella Lega: «Non ho nella Lega alcun ruolo politico. Mi sono limitato a parlare bene di Siri con le persone che conosco avendone considerazione e stima» (raccontava al Corriere della Sera). I pm però la pensano assai diversamente e nelle carte d’inchiesta, rivelate da Adnkronos, spiegano «Le investigazioni effettuate hanno svelato lo stretto collegamento tra Paolo Arata ed esponenti del partito della Lega, in particolare Armando Siri, stimolato da Arata a promuovere una modifica regolamentare degli incentivi connessi al mini-eolico». (agg. di Niccolò Magnani)
NEI GUAI EX CONSULENTE LEGA AMICO DI SIRI
E’ stato arrestato Francesco Paolo Arata, ex consulente per l’energia del ministro Matteo Salvini. Come riferito dall’edizione online di Repubblica, il deputato della Lega, ex Forza Italia, è accusato dalla procura di Palermo e dalla Dia di Trapani di “intestazione fittizia, con l’aggravante di mafia, corruzione e autoriciclaggio”. Arata, in base a quanto raccolto dal quotidiano, avrebbe fatto affari con il “re dell’eolico”, Vito Nicastri, considerato da tempo molto vicino al super latitante Matteo Messina Denaro, e avrebbe fornito alcune mazzette ad un dirigente regionale. Arrestati stamane anche il figlio di Arata, Francesco, nonché Vito Nicastri e il figlio Manlio. Alberto Tinnirello, dirigente che è stato in servizio all’assessorato regionale all’energia, è invece stato messo ai domiciliari. Il tutto è scattato dalle perquisizioni dello scorso 17 aprile, quando le indagini condotte dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Gianluca De Leo, hanno subito una svolta e sono emersi importanti riscontri in merito alle ipotesi d’accusa.
ARRESTATO ARATA, EX CONSIGLIERE PER L’ENERGIA DI SALVINI
Paolo Arata e Armando Siri (sottosegretario leghista dimissionario indagato), come scrive Repubblica, avevano rapporti strettissimi, e al giugno di un anno fa era stato proprio Arata a sponsorizzare la nomina di Siri. Numerose le intercettazioni al vaglio degli inquirenti, con Francesco Arata che diceva: «Io sono socio di Nicastri al 50 cento, nella sostanza abbiamo un accordo societario, di co-partecipazione». Parlando poi con il figlio di Nicastri diceva: «Nel 2015, ho dato 300 mila euro a tuo papà», per poi vantarsi di aver distribuito delle mazzette: «Questi qua sono stati tutti pagati», parole proferite entrando negli uffici dell’assesorato regionale all’Energia, a Palermo. Riguardo ad Alberto Tinnirello invece diceva: «Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli?». Mentre di Giacomo Causarano, un altro funzionario, specificava: «Quello è un corrotto, un amico, una persona a noi vicina». Sono in corso perquisizioni e confische societarie. Attesi aggiornamenti nel corso della mattinata.