A Storie Italiane il caso di Cloe, la bimba morta in circostanze “misteriose” al pronto soccorso di Cosenza. La famiglia ha sempre puntata il dito nei confronti dei medici della struttura sanitaria, che dopo essere stati assolti, sono stati rinviati a giudizio. Una dottoressa è stata infatti ritenuta responsabile di quanto accaduto e dovrà ora andare a processo: «Imputata per il reato di omicidio colposo – le parole del giudice – in qualità di medico pediatra dell’azienda ospedaliera di Cosenza, per negligenza, impudenza e imperizia, non ha diagnosticato una formula occlusiva intestinale, che ha causato la morte. La dimetteva nonostante per la terza volta giungesse in pronto soccorso con diagnosi di colica gassosa, flautolenza e probabile infezione alle vie urinarie, nonostante i sintomi dovesse indirizzarla ad ulteriori accertamenti che avrebbero permesso di salvare la vita alla piccola».
CLOE MORTA NEL 2014, IL CASO A STORIE ITALIANE
Si tratta di un episodio risalente al 2014, che già altre trasmissioni, come Le Iene, hanno trattato in passato. «I medici del Santobono li hanno chiamati assassini – spiega il padre della piccola Cloe, in studio a Storie Italiane – come mai la procura non li ha ascoltati? I medici hanno rinviato la bambina 4 volte dal pronto soccorso senza neanche guardarla in faccia. La bimba aveva il vomito violento, dicevo loro che aveva il pancino gonfio, e mi dicevano di fare il mio lavoro. Non è solo un caso di malasanità ma anche di mala giustizia». L’avvocato della famiglia di Cloe, in collegamento a Storie Italiane, afferma: «La dottoressa non fece la giusta diagnosi, ed è stata imputata, finalmente siamo riusciti ad arrivare a questo obiettivo. Questa bimba ha subito un calvario, undici giorni in cui è stata male, visto che la sua patologia era presente fin dal primo accesso al pronto soccorso. Per i medici assolti abbiamo presentato l’appello».