Caro studente,
mi auguro che tu non ti stia avvicinando alla prima prova dell’esame di Stato con il sentimento di colui al quale è stato fatto un torto gravissimo. Due simulazioni ministeriali penso ti siano bastate per renderti conto che molto ti è stato restituito e poco ti è stato tolto. Se non sei tra quel poco più dell’uno per cento che avrebbe scelto il tema storico (una percentuale ridicola, che molti strenui difensori del caro estinto non si sono curati di prendere in considerazione), non dovresti avere il complesso dell’orfano.
E non mi dire che senti la nostalgia del saggio breve-articolo di giornale! Se la senti è solo perché ti eri accontentato della piatta routine: mai prova scritta fu più assurda. Che senso aveva scrivere un articolo senza avere una notizia di riferimento? Che senso aveva proporla al giudizio di lettori che non ne hanno mai scritto uno? E il saggio breve… suvvia, era una contraddizione già nella sua definizione! Un saggio (cioè il luogo per eccellenza in cui si analizza, si raffronta, si argomenta, si spiega) può essere “breve” senza essere banale o superficiale? Tanto più se tutti lavorano sulle stesse microcitazioni estrapolate a loro volta da contesti più ampi?
Ma quello è il passato, guardiamo al presente, che è questo: tre tipologie. La prima la conosci già. Il vantaggio è che ti restituisce il testo letterario di autori che probabilmente hai studiato (di recente i tuoi colleghi si misuravano su testi nemmeno letterari!) e, dopo averti chiesto di dimostrare che l’hai capito (ma senza entrare più di tanto negli aspetti tecnico-retorici), vuole conoscere la tua interpretazione. E questa seconda parte della prova è quella in cui giochi te stesso, la tua capacità di lettura, la tua sensibilità, la tua preparazione di lettore.
Il problema è che se gli autori non li hai letti davvero, se li hai studiati solo a memoria sulle pagine introduttive del libro di letteratura, avrai poco da dire. Ma questo, appunto, è un problema tutto tuo. Vuol dire che in cinque anni hai studiato male, che non hai imparato a reagire davanti a un testo, che non ti sei mai interrogato, non ti sei mai commosso o indignato, non hai mai fatto collegamenti con altri testi di altri autori, insomma, che non hai letto proprio, o non l’hai fatto da uomo.
Passa allora alla tipologia B. Qui incontri altri tipi di testi, quelli argomentativi su temi diversi. Prima dovrai dimostrare di averli capiti e in particolar modo di essere in grado di rintracciare quella struttura, quella “scaletta” degli argomenti che tutti gli esperti della penna fanno, mentre tu normalmente la boicotti. Nella seconda parte dovrai argomentare tu sul tema trattato. Stavolta non hai davanti a te quattro o cinque righe di qualcuno, ma un testo più corposo, dove questo qualcuno ragiona in modo articolato su un argomento che può essere alla tua portata. Scegli, tra quelli proposti, quello che conosci di più e poi di’ la tua, curando l’ordine, la chiarezza espositiva, l’efficacia di quello che dici. Non fare affermazioni sommarie senza avere la pazienza di sostenerle con argomenti, con esempi, con fatti e dati che hai a disposizione nel tuo bagaglio culturale o di vita. Anche questo è un tuo momento di libertà, dove puoi esprimere quello che credi. Ricorda che scrivi per una commissione di docenti e quindi che lo stile non può abbassarsi alla chiacchiera da bar; ma non avere l’ossessione di scrivere in modo impersonale, scientifico, da saggio, come ti sentivi vincolato negli anni addietro. Tranquillo: puoi scrivere “io penso che”, senza doverti rifugiare dietro espressioni più impersonali.
Infine hai sempre a disposizione il classico tema, anche questo, stando alle simulazioni, agganciato ad una citazione. Prova vecchia (ai tempi miei c’era solo questa traccia e poi il tema storico!), ma facilitata da un breve commento che ti aiuta ad indirizzare la riflessione. La citazione è più breve, ma ricca di spunti. In questo caso non ti si chiede se l’hai capita, ma capirla bene è il presupposto per scrivere un testo che sia adeguato. Per il resto valgono le stesse raccomandazioni fatte per la tipologia B.
Ecco, in estrema sintesi è tutto qui. La difficoltà è e sarà nell’avere qualcosa da dire e nel metterlo su carta in modo chiaro, corretto ed ordinato. Il che dovrebbe essere decisamente alla tua portata, dopo tanti anni di scuola.
Probabilmente non ti ho detto niente di nuovo, ma c’è un aspetto che mi piacerebbe farti percepire: questa prova, al di là del voto e dell’esame, è una bella possibilità da sfruttare. In fin dei conti si tratterà, qualunque sarà la tua scelta, di entrare in relazione con qualcuno che si è espresso su un problema umano, o un argomento che ti interessa, o che ti ha raccontato una storia, un’esperienza. Ed entrare in relazione con un altro è sempre un’avventura. Parti con la curiosità e l’entusiasmo, come si parte per un viaggio verso una nuova terra. Il tuo testo non sarà altro che il resoconto di un’esplorazione. Questo ti auguro.