Era il novembre del 2007, a pochi giorni dal delitto di Meredith Kercher, quando Patrick Lumumba rivelava – come riferiva La Stampa in un articolo dell’epoca – la folle gelosia di Amanda Knox rispetto alla popolarità di chiunque insidiasse il suo primato di “ape regina”. “E questo valeva anche nei confronti di Meredith”, diceva. Il licenziamento dell’americana dal locale di Patrick avrebbe portato la ragazza a prendersela al punto da incolparlo poi dell’omicidio della studentessa inglese. Dopo la sua scarcerazione l’uomo aveva rilasciato la sua verità, l’esperienza in carcere e le accuse pesanti nei suoi confronti. “Voleva vendicarsi, mi odiava”, sosteneva Patrick al Mail on Sunday. “Ma non penso sia malvagia, per esserlo, hai bisogno di un’anima. Amanda non ce l’ha. È vuota. È un’attrice, che cambia le sue emozioni in un istante. Non credo a una sola delle sue parole. Tutto quel che esce dalla sua bocca è una bugia. Ma quelle bugie mi hanno macchiato per sempre”, aveva aggiunto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“Credo che Amanda Knox sappia perché Meredith è morta”
Patrick Lumumba, da presunto colpevole a innocente. Sarà questo il percorso che il proprietario di un locale di Perugia affronterà in seguito alla morte di Meredith Kercher. Nelle 50 ore di interrogatorio avvenute nei giorni successivi alla tragedia, Amanda Knox infatti lo indicherà come il vero colpevole del delitto. In quella fase, i due e Raffaele Sollecito verranno però considerati dalle autorità italiane come tre complici, tanto da gridare subito alla vittoria. Sono giorni in cui si pensa che il caso sia chiuso e non per via della presenza di prove certe, ma per alcuni elementi individuati da investigatori come certi, grazie agli interrogatori fatti. Lumumba verrà arrestato proprio per le parole di Amanda, quattro giorni dopo la morte di Meredith. I tre fermi, ricorda l’Adnkronos, vengono convalidati dal gip Claudia Matteini, nonostante Lumumba dichiari in quel momento di essere stato al suo pub proprio la notte del delitto. Non sarà comunque l’unico dei tre ad esibire un alibi. Anche la Knox e Sollecito diranno di aver trascorso la notte a casa del secondo, per poi rientrare il mattino successivo e scoprire il corpo della vittima. Amanda tuttavia verrà smentita dal DNA presente sul manico di un coltello, che secondo la Polizia sarebbe servito per uccidere Meredith. A distanza di tredici giorni dall’arresto e diciassette dall’omicidio, Lumumba verrà rilasciato dopo la verifica del suo alibi. Potrà però riaprire il suo pub Le Chic solo nel febbraio dell’anno successivo, per ironia della sorte nello stesso giorno in cui Sollecito riuscirà ad ottenere la laurea in informatica, grazie al percorso di studi ultimato nel carcere di Capanne, dove era detenuto.
Patrick Lumumba: coinvolto nel delitto di Perugia di Amanda Knox
Com’è cambiata la vita di Patrick Lumumba in seguito all’arresto per la morte di Meredith Kercher? Il suo nome verrà sempre associato alla triste vicenda e nonostante la libertà ottenuta e l’assenza di prove a suo carico, verrà guardato a vista dalla popolazione perugina negli anni successivi al delitto. Tanto da dover vendere il suo club Le Chic, lo stesso che gli ha permesso di ottenere un alibi per le ore dell’omicidio e che diverso tempo prima della morte di Meredith gli ha fatto conoscere Amanda Knox. Le parole più dure le riserverà di recente proprio a quest’ultima, dopo essersi dovuto trasferire in Polonia con moglie e figlio, senza soldi e distrutto dalle accuse. Non è del tutto chiaro perchè la Knox farà infatti il suo nome durante gli interrogatori iniziali, durati ben 50 ore. Ripensando all’accaduto, Lumumba ipotizzerà che la ragazza americana abbia agito per vendetta, per via dei tanti rimproveri che le avrebbe mosso mentre lavorava come sua dipendente. Per questo aveva deciso di licenziarla e sempre per questo motivo sarebbe rimasto coinvolto suo malgrado nel delitto. “Credo che lei sappia perché Meredith è morta“, dirà al Gardien nel novembre di due anni fa, aggiungendo però di non essere sicuro quale sia stato il ruolo di Amanda nel terribile delitto della coinquilina inglese.