Mattea Masciaveo, nuovi sviluppi sul caso della 30enne morta in conseguenza ad un intervento chirurgico lo scorso 13 febbraio 2018. Con lei, è morto anche il bimbo alla 26° settimana di gestazione. La sua era una gravidanza ad alto rischio: coliche biliari con interessamento del pancreas, per questo motivo i medici del Careggi di Firenze decisero di operarla. Intervento inizialmente riuscito, il giorno dopo arresto cardiaco con cesareo d’urgenza e la morte. L’nchiesta della Procura ha portato dei risultati: 7 medici indagati. Come riporta La vita in diretta, l’esito incidente probatorio ha rivelato che una terapia antitrombotica avrebbe ridotto del 60% le probabilità di un decesso post operatorio. I sette medici avrebbero inoltre compiuto un’ulteriore violazione delle linee guida, poichè la decisione di non somministrare tale terapia deve essere motivata da relazione ben precisa. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
POTEVA ESSERE SALVATA CON UNA SEMPLICE TERAPIA
A La Vita in Diretta, il caso della giovane donna di 30 anni incinta, morta in circostanze sospette, lo scorso febbraio 2018 all’ospedale di Firenze. Secondo quanto emerge nelle ultime ore, come riportato dal sito del quotidiano La Nazione, una somministrazione di terapia antitrombotica avrebbe potuto ridurre del 60% il rischio di morte alla ragazza di cui sopra, che era alla ventisettesima settimana di gravidanza, deceduta il 13 febbraio di un anno fa mentre era ricoverata all’ospedale Careggi. A stabilirlo è stato l’incidente probatorio chiesto da Angela Pietroiusti, il pubblico ministro di Firenze, e già effettuato, nell’ambito di un’inchiesta che vede al momento sette medici sul registro degli indagati, fra cui il chirurgo che operò la paziente, due ginecologi, due anestesisti, e infine, un gastroenterologo. La donna, una paziente obesa e con vari problemi di salute, è deceduta a seguito di una trombosi venosa susseguita ad un intervento di colecistectomia.
FIRENZE, 30ENNE INCINTA MORTA AL CAREGGI
Secondo quanto sostenuto dall’accusa, come detto in apertura, non le sarebbe stata somministrata la terapia antitrombotica, come invece previsto nella normale prassi, omettendo una prima dose di eparina a basso peso molecolare, a 12 ore dall’intervento chirurgico per le colecisti. Inoltre, sempre in base a quanto sostenuto dall’accusa, i medici dell’ospedale fiorentino avrebbero violato una seconda volta le linee guida previste dalla regione, non stilando una relazione ad hoc per motivare la mancata somministrazione della terapia, come invece previsto. La ragazza purtroppo deceduta si chiamava Mattea Masciaveo (originaria di Cerignola, provincia di Foggia), e con un semplice farmaco, forse, si sarebbe potuta salvare. Il ricovero era iniziato il 6 febbraio del 2018, conclusosi poi in maniera tragica esattamente una settimana dopo. Mattea aveva deciso di sottoporsi ad un’operazione in laparoscopia di colecistectomia, ma la situazione è degenerata improvvisamente, per poi subire un arresto cardiaco e morire. I medici avevano tentato anche un cesare d’urgenza per salvare il feto, tentativo andato però vano.