Gino Bartali salvò l’Italia in bici: il campione di ciclismo protagonista in una traccia della prima prova della maturità 2019. Un riconoscimento importante, come spiegato da Davide Cassani, commissario tecnico della nazionale azzurra di ciclismo: «Mi fa sentire orgoglioso di fare parte di questa famiglia, dove abbiamo avuto campioni e uomini importanti come Bartali. La cosa bella è che prendano spunto da un campione non tanto per le vittorie, ma per quello che ha fatto per l’Italia e per l’umanità. E’ ancora più importante anche perché la storia è ancora più importante per il nostro futuro». Prosegue Cassani su Ginettaccio ai microfoni di Repubblica: «Questa traccia può dare la possibilità a tanti ragazzi di scoprire chi è Gino Bartali. Tra i grandi d’Italia del Novecento? Assolutamente sì, è arrivato in un contesto storico particolare con l’Italia in ginocchio per la guerra che si è identificata in Coppi e Bartali, con le loro vittorie hanno contribuito a ricostruire il Paese». E ricorda un aneddoto: «Lo conobbi al Giro, viaggiava sulla sua Golf. Mi disse: Caro Davide, bravo, ma hai sbagliato la volata». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IL CUORE, LO SPORT E LA STORIA
Per un commento da assoluto esperto in materia, abbiamo contattato Paolo Alberati, ex ciclista professionista, che nei primi anni Duemila ha dedicato la sua tesi di laurea da cui poi ha tratto un libro, proprio a Gino Bartali e alle opere di “eroismo silenzioso” col quale migliaia di ebrei sono stati salvati. Quanto però nello sport di oggi si può intravedere dall’esempio di Bartali? Alberati cita la conferenza stampa tenuta da Francesco Totti un paio di giorni fa: «Mi viene in mente la conferenza stampa che ha appena fatto Francesco Totti, mi ha fatto pensare che c’è ancora qualche sportivo con valori reali. Spesso sono andato nelle scuole a parlare di educazione civica sullo sport, raccontavo che Bartali una delle sue strategie per deviare l’attenzione della polizia era di nascondere i documenti nella canna della bicicletta. Lui si recava in bici alla stazione di Geronzola che era allora un importante snodo ferroviario e come già due volte campione del Giro d’Italia e di un Tour de France, quando arrivava lui la gente lo circondava per festeggiare. Era come se oggi arrivasse in piazza Valentino Rossi in moto. Questo distraeva la polizia fascista e così poteva consegnare ai partigiani i documenti segreti. Ha rischiato non solo la carriera ma anche la vita, perciò quando vedo uno come Totti dico che ci sono ancora campioni che usano il cuore e non solo il portafogli». (agg. di Paolo Vites)
Qui la traccia svolta per il Sussidiario.net da Joshua Nicolosi
IL “GIUSTO” CHE SALVÒ L’ITALIA IN BICI
Gino Bartali protagonista della Maturità 2019 (qui la traccia svolta da Il Sussidiario.net) è il giusto omaggio a un personaggio che possiamo ben dire abbia fatto la storia dell’Italia contemporanea, in sella ad una bicicletta e non solo. Riconosciuto ‘Giusto tra le Nazioni’ per l’opera compiuta in favore di molti ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale in collaborazione con il cardinale Elia Angelo Dalla Costa, anche la vittoria al Tour de France 1948 ebbe un ruolo fondamentale per “salvare” l’Italia in un periodo difficilissimo della nostra storia. Dobbiamo pensare che il ciclismo era all’epoca forse ancora più del calcio rappresentato dal Grande Torino il nostro sport nazionale, veicolo anche di riscatto dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale grazie alle vittorie dello stesso Gino Bartali e di Fausto Coppi. Torniamo dunque a quel Tour 1948: il fatidico 14 luglio – giorno dell’attentato a Palmiro Togliatti – la corsa riposava. Gino Bartali aveva vinto tre tappe su dodici fino a quel momento, eppure aveva un ritardo di addirittura 21 minuti dalla maglia gialla Louison Bobet, ma il 15 e il 16 luglio erano in programma due tapponi alpini che l’Italia intera seguì con il cuore in gola, entusiasmata dalle imprese di Ginettaccio, che vinse sia a Briancon sia ad Aix les Bains andando a prendersi la maglia gialla che non avrebbe più ceduto fino a Parigi, aggiungendo anzi ulteriori due successi di tappa (in totale sette). Alcide De Gasperi in prima persona aveva invitato Gino Bartali a restare al Tour de France e anche questa merita di essere ricordata fra le mosse di uno statista che ha fatto la storia d’Italia. A Parigi Bartali trionfò con addirittura 26’16” di vantaggio sul secondo classificato, il belga Brik Schotte, vincendo il Tour per la seconda volta a ben dieci anni di distanza dalla prima, ma l’effetto che le sue imprese del 1948 ebbero per rasserenare gli animi degli italiani valgono forse più di tutto. (a cura di Mauro Mantegazza)
GINO BARTALI, LO SPORT NELLA MATURITÀ
Fossimo nei maturandi di oggi, la traccia su Gino Bartali e l’Italia “salvata” dalla guerra nel 1948 dopo la vittoria al Tour de France sarebbe stata la prima ad essere valutata come quella perfetta. L’esame di Maturità stamane ha messo di fronte in uno dei temi d’attualità (tipologia C) la significativa tematica “Tra sport e storia” partendo da un articolo su Il Giornale di Cristiano Gatti che celebrava nel 2013 il rapporto tra Coppi, Bartali e l’Italia dilaniata dalla Seconda Guerra Mondiale e l’attentato contro il segretario del Pci Palmiro Togliatti avvenuto il 14 luglio 1948, pochi giorni prima la storica vittoria del ciclismo italiano al Tour de France. Come disse splendidamente Giovannino Guareschi «Ci salvarono le zie, Don Camillo e Bartali», il 1948 è stato l’anno in cui l’Italia aveva un bivio davanti. Prendere i fucili – già tutti pronti, sia nelle forze comuniste che in quelle “bianche-democristiane” – e scendere in guerra per decidere verso quale orizzonte guardare, gli Usa o la Russia di Stalin; oppure, trovare all’ultimo come quasi sempre nella storia italiana, un fatto decisivo, un personaggio che colpisce l’immaginario nazionale più dei dolori della fame e delle lotte politiche intestine post-fascismo.
1948, QUANDO BARTALI SALVÀ L’ITALIA DALLA GUERRA
Ecco, Gino Bartali dopo aver aiutato a salvare diversi ebrei durante l’epoca del fascismo in piena Guerra Mondiale (ma si seppe anni dopo perché lo stesso Ginone era uomo di pochissime parole e tra i personaggi dello sport con maggior modestia mai visti) aiutò anche una nazione intera ad uscire dal cono della possibile guerra civile: l’Italia è in estasi per le imprese nei tapponi sulle Alpi del “toscanaccio” rimasto privo dei suoi compagni-sfidanti di sempre, Fausto Coppi e Fiorenzo Magni (rimasti a casa per motivi personali e politici, ndr) e lo stesso Togliatti, mentre lentamente si riprendeva dall’attentato ricevuto, si compiacque per quanto stava accadendo al Tour. Questi trionfi sportivi, unitamente ai ripetuti inviti alla calma da parte dei leader politici, in primis il grande statista Alcide De Gasperi, creano un particolare mix che permette all’Italia di uscire lentamente da una situazione drammatica. L’Italia era ad un passo dal baratro che avrebbe forse portato alla devastazione più totale solo 3 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale: ma Bartali e con lui i sogni di un’Italia intera, riuscirono a salvare il popolo dall’odio delle armi ridando nuova linfa, speranza e fiducia in un possibile futuro migliore. Non ci sarebbe stato il “boom” senza quel “boom” di Bartali al Tour de France: e poi dicono che lo sport non ha impatto o significato nella storia dell’umanità..