«Scelta coraggiosa», dice il critico d’arte e scrittore Giuseppe Frangi al Sussidiario.net, quella di Tomaso Montanari per la Proposta B1 della Maturità 2019. Da parte del ministero, un personaggio non certo allineato politicamente con parte dell’attuale governo (la Lega, ndr). «Lui stesso è rimasto molto colpito infatti ha subito twittato la notizia. E’ un personaggio il cui modo di leggere il patrimonio culturale ha una originalità che pochi hanno». Ma i giovani di oggi che rapporto hanno con il patrimonio culturale? «Il pensiero comune ci dice di giovani disinteressati e distratti, spero che in realtà ci siano giovani interessati di scoprire che in realtà esistono dei territori in un cui una generazione che sembra così schiacciata sul presente sia attratta con curiosità e colpita dalla bellezza di ciò che la circonda. La realtà contiene sempre aspetti di potenzialità che vanno in qualche modo incoraggiate». Questa proposta del ministero va in questa dichiarazione? «Sì è molto bella, una scelta che dimostra una apertura positiva. Il valore di Montanari è questa coscienza del patrimonio culturale che non è un tesoro da tenere sotto vetrina, ma una cosa da vivere. Se non lo vivi diventa un feticcio, invece il patrimonio ti appartiene, devi appropriartene e capire che connessione che c’è tra la tua vita e il passato». Si legge infatti nel saggio questa splendida dichiarazione di Montanari: «Ogni volta che leggo Dante non posso non dimenticare di essere stato battezzato nel suo stesso battistero sette secoli dopo»: ebbene, «Il patrimonio culturale è qualcosa su cui ci cammini sopra, un dato di concretezza che ci dice da dove veniamo, di cosa siamo fatti», spiega ancora Frangi. Viene citata anche questa frase: «Il passato televisivo che ci viene somministrato come attraverso un imbuto è rassicurante, ci sazia»: ecco, Il tipo di lettura che si fa del passato in televisione «è molto seduta, si sostiene che abbiamo un patrimonio culturale tra i più belli del mondo però alla fine è marketing fatto neanche tanto bene. Le trasmissioni di Alberto e Piero Angela non credo siano un fenomeno di conoscenza ma piuttosto di spettacolarizzazione di cui si potrebbe anche fare a meno. Invece la pietra che ti trovi davanti, la relazione con una pietra ti apre al mondo, tanto più quando vai in una chiesa dove il contenuto è ancora maggiore». (di Paolo Vites)
Qui la traccia svolta per il Sussidiario.net da Chiara De Micheli
L’ARTE, LA CULTURA E DOSTOEVSKIJ
Particolare stupore ha preso il critico d’arte e scrittore Tomaso Montanari quando ha visto stamani la Traccia del Tema Argomentativo (Tipologia B) dell’Esame di Maturità 2019 puntato su un suo scritto “Istruzioni per l’uso del futuro”: si tratta di un saggio sul patrimonio culturale italiano, sia quello “classico”, tangibile sia magari quello più nascosto. Resta centrale per Montanari come tali patrimoni imperdibili possano essere strumento reale per la democrazia che verrà, per la cultura che sarà e per la storia che diverrà: uno svolgimento particolare e non del tutto “immediato”, con i maturandi chiamati a interrogarsi sul legame tra il patrimonio artistico-letterario-culturale all’interno di chi ne condivide i significati, ovvero i cittadini stessi. Partiamo dalla fine di quel testo per provare a capire meglio chi è Tomaso Montanari e perché questa traccia potrebbe essere la più “ambigua” dell’intera Maturità 2019: alla fine del brano di Montanari viene citato anche un altro grande storico dell’arte italiano, Salvatore Settis, il quale analizza la famosa citazione di Dostoevskij “La bellezza ci salverà” (anche se letteralmente sarebbe “la bellezza salverà il mondo”): in quelle parole si sottolinea come sia necessario salvare la bellezza per essere a nostra volta salvati dalla bellezza.
TOMASO MONTANARI, TRA CULTURA E INSULTO
Un tema certamente molto interessante, con lo stesso Montanari – storico dell’arte e accademico, nato a Firenze nel 1971, è professore ordinario di Storia dell’Arte moderna all’Università per Stranieri di Siena – che a commento della traccia di Maturità ha sentenziato «Spero che molti ragazzi confutino la mia #traccia, affermino il contrario, con argomenti forti e intelligenza migliore della mia. La cosa più essenziale è il pensiero critico, il dissenso. La parola contro. Un grande in bocca al lupo ai ragazzi!». Antifascista dichiarato, vicino alle idee del M5s e assolutamente contrario alle politiche di Matteo Salvini, Montanari è stato proprio di recente protagonista di incauto commento il giorno della morte del grande registra toscano Franco Zeffirelli: poche ore dopo la scomparsa, il critico d’arte ha scritto su Twitter «Si può dire che il #maestro Scespirelli era un insopportabile mediocre, al cinema inguardabile? E che fanno senso gli alti lai della Firenzina, genuflessa in lutto o in orbace, ai piedi suoi e dell’orrenda Oriana? Dio l’abbia in gloria, con Portesante e quel che ne consegue. Amen». Tanto la città di Firenze, quanto parte del mondo della cultura si sono ribellati agli insulti lanciati gratuitamente da Montanari: in particolare un suo illustre collega, Vittorio Sgarbi, non gliene ha mandate a dire «Gli sciacalli sul corpo di Zeffirelli. Che un modesto critico d’arte, adiposo, di cui non si conosce nulla di originale, e non seducente neanche come divulgatore, chiami Oriana Fallaci “orrenda”, e approfitti della morte di Zeffirelli per fare lo spiritoso e il bastian contrario, dà la misura di una deficienza critica e di una presunta superiorità che è solo un atto di vigliaccheria. Se solo non ti accomodi, con il coraggio di Zeffirelli, al pensiero unico, c’è sempre qualcuno che cerca di liquidarti con il disprezzo». Come ha scritto Montanari ai maturandi stamani dopo l’uscita del suo tema sul patrimonio culturale, il “dissenso è la prima regola”: ma il confine tra “dissenso” e “insulto”, spesso, è troppo, troppo sottile..