Scoperti nel cervello i primi segni del morbo di Parkinson, la malattia neurodegenerativa più diffusa dopo l’Alzheimer. E’ questo il risultato di uno studio condotto presso il King’s College di Londra dal team di ricerca guidato da Marios Politis secondo cui, prima ancora della comparsa dei sintomi caratteristici della malattina, nel cervello viene interessata l’area che rilascia l’ormone serotonina, finora non associato alla patologia. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista di settore Lancet Neurology, potrebbero avere come esito lo sviluppo di nuove terapie per prevenire la malattia, per stopparla sul nascere o per rallentarne il decorso. Come riferito da Sky TG24, durante la prima fase dello studio, gli esperti hanno cercato in Italia e in Grecia delle persone che presentassero una rarissima mutazione a carico del gene SNCA, quello che codifica la proteina alfa-sinucleina, strettamente correlata al morbo di Parkinson, trovando 14 individui da studiare.
PARKINSON, SCOPERTI PRIMI SEGNI NEL CERVELLO
Delle 14 persone con mutazione del gene SNCA analizzate dai ricercatori, alcune avevano già una diagnosi di Parkinson, altri non presentavano alcun sintomo della malattia. Il loro encefalo è stato confrontato dagli studiosi con quello di altri 65 pazienti con Parkinson privi della mutazione del gene SNCA e di 25 individui sani. Ne è emerso che i 14 partecipanti presentavano una disfunzione del centro neurale della serotonina, anche se non avevano ancora sviluppato il Parkinson. Queste anomalie – è stata la conclusione degli esperti – precedono la disfunzione dei neuroni che sintetizzano la dopamina, il neurotrasmettitore che svolge un ruolo di primaria importanza nel controllo motorio. Come riportato da Sky TG24, la ricerca sul Parkinson ha consentito di analizzare un altro aspetto della malattia. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Würzburg, infatti, ha permesso di capire che il freezing della marcia, ovvero l’improvviso blocco dei movimenti che può colpire i malati, potrebbe essere causata da una temporanea perdita di connessione tra il nucleo subtalamico e la corteccia celebrale. L’uso di un particolare impianto di stimolazione cerebrale potrebbe essere in grado di risolvere i problemi associati a questo particolare sintomo.