Secondo quanto riporta l’agenzia Catholic News, un giudice inglese ha autorizzato i medici a praticare un aborto su una donna cattolica con disabilità dello sviluppo mentale e disturbi dell’umore, nonostante l’obiezione della donna stessa e della madre. La donna è alla 22esima settimana di gravidanza. La giustificazione è sempre la stessa, quella dei giudici inglesi, come nei recenti casi dei due bambini lasciati morire, Charlie Gard e Alfie Evans: assicurare il loro miglior interesse, che tradotto dal pseudo linguaggio buonista legale significa la morte. Nathalie Lieven, il giudice, ha infatti spiegato che “deve operare ne miglior interesse della donna, non sulle opinioni della società”. Aggiungendo di essere “profondamente consapevole che per lo stato ordinare a una donna di abortire possa sembrare trattarsi di una intrusione immensa”. Infatti è così, non ci sono altre spiegazioni: nel momento in cui uno stato decide la vita e la morte dei suoi cittadini siamo non davanti a una intrusione, ma a un autentico omicidio di stato.
MEGLIO L’ABORTO CHE L’AFFIDAMENTO
I medici sono arrivati a dire che, data la ridotta capacità mentale della mamma, l’aborto per lei sarebbe meno traumatico del parto, soprattutto se il bambino in seguito venga dato in affidamento. Quale mentalità criminale può decidere che è meglio ammazzare un bambino senza darlo in affidamento? Come si può non pensare a quante occasioni nella vita ci possono essere di miglioramento, di accoglienza, di amore? E’ proprio la possibilità di amare che viene eliminata con questa sentenza. La donna, di origini nigeriana, di fede cattolica, ha la capacità mentale di un bambino in età scolare. Ma per il giudice, si legge ancora, per questa mamma avere un figlio è la stessa cosa che avere una bambola. Inoltre ha detto che non crede che la nonna possa prendersi cura sia della figlia ritardata che del bambino. “Penso che per la madre mettere al mondo il figlio e poi vederselo portare via per darlo in affidamento sarebbe la cosa peggiore”. Il giudice Lieven è noto in Gran Bretagna per essere un sostenitore deciso dell’aborto.