M5S SULLE DOMANDE PER QUOTA 100
Con ben due post a distanza di poche ore, il Movimento 5 Stelle su Facebook prende una posizione netta sulla riforma pensioni con Quota 100. In un post si legge infatti: “Sono oltre 150mila le domande per Quota 100 presentate fino al 20 giugno. Questo è quello che chiedevano i cittadini da anni. Grazie a questi pensionamenti anticipati si libereranno posti di lavoro e si potrà dare un futuro a tanti giovani”. In un secondo post si commentano le dichiarazioni di Elsa Fornero, per la quale Quota 100 e Reddito di cittadinanza non erano una priorità da inserire nell’ultima Legge di bilancio: “Ma la Fornero dove trova il coraggio di affermare certe cose? Lo vada a dire ad una mamma che grazie al Reddito può mettere il piatto a tavola per i propri figli o ad un anziano che può permettersi di pagare le bollette e riavere l’elettricità. Oppure lo dica ai tanti lavoratori che con Quota 100 hanno riavuto il diritto alla pensione dopo essersi sacrificati per una vita. Noi facciamo esattamente l’opposto di Monti e Fornero: andiamo avanti con questo Governo affinché non tornino più a stangare famiglie e lavoratori”.
QUOTA 100, SALVINI RISPONDE A ELSA FORNERO
I dati arrivati dall’Inps sulle domande per accedere a Quota 100 portano Matteo Salvini ad attaccare con un post su Facebook Elsa Fornero e a difendere la riforma pensioni proposta dal Governo. “Se abbiamo ‘sbagliato’, come mai più di 140mila Italiani hanno fatto domanda per Quota100? Sempre più orgoglioso di aver iniziato a smontare la sua legge infame, ed è solo l’inizio”, scrive il vicepremier commentare un articolo in cui vengono riportate delle dichiarazioni dell’ex ministra del Lavoro secondo cui le scelte del Governo in materia previdenziale sono state sbagliate. Tra chi ha commentato il post di Salvini c’è anche Benedetto Della Vedova, che scrive: “Caro Matteo, non hai smontato un tubo. Hai solo consentito ad alcuni sessantenni che se lo potevano permettere di prepensionarsi con pensione bassa. In un paese che invecchia, una follia che pagheranno, come diresti tu ‘da padre’, i nostri figli. E pagheranno carissimo per colpa tua”. Parole, quelle dell’esponente di +Europa, che vengono criticati da altri internauti, secondo cui Quota 100 è una misura giusta.
QUOTA 100, FORNERO CONTRO GOVERNO
Elsa Fornero è tornata a criticare il Governo in tema di riforma pensioni. In collegamento con il Festival del lavoro, ricorda il sito del Secolo d’Italia, l’ex ministra del Lavoro ha evidenziato che l’anno scorso è stata varata una Legge di bilancio “che ha contenuto cose che non rappresentavano la priorità per il Paese. Come quota 100, e quota 100 per fare occupazione lo era anche meno. E sul reddito di cittadinanza, io condivido modalità di contrasto alla povertà ma le modalità scelte per farlo secondo me sono state ambigue”. Elsa Fornero ha rincarato la dose dicendo che “ci sono stati dei risparmi rispetto a quanto preventivato dal governo proprio perché non erano considerate delle priorità dalla popolazione” e sottolineando che non si tratta nemmeno di risparmi, perché quelle misure sono a debito. E quindi avere meno debito dovrebbe essere un obiettivo importante”. “Credo che continuare a dire che vogliamo ridurre le tasse e il cuneo fiscale senza indicare le modalità sia semplicemente irresponsabile”, ha aggiunto.
LE DOMANDE PER QUOTA 100
L’Inps ha comunicato il numero di domande per accedere a Quota 100, la novità di riforma pensioni, pervenute al 20 giugno. In tutto si tratta di 150.099 istanze, di cui ben 110.897 presentate da uomini e solo 39.202 da donne. Il grosso delle domande è stata presentata da persone con un’età compresa tra 63 e 65 anni, mentre gli over 65 sono circa 29.200. A livello territoriale, la città con più richieste è Roma a quota 11.599. Milano è la seconda città con 6.844 domande. I dati sembrano confermare che la misura non sta registrando l’adesione che si era paventata alla fine dello scorso anno. Siamo comunque a circa metà dell’anno e più avanti il ritmo di presentazione delle domande potrebbe crescere. È quasi certo in ogni caso che ci saranno dei risparmi rispetto alle risorse stanziate. A proposito di Quota 100, in un’intervista a Repubblica, Francesca Re David, leader della Fiom, dice che “se anche solo tre persone vanno in pensione prima, a noi non dispiace. Ma non ci si dica che questa è la riforma della Fornero!”.
QUOTA 100 E I CONTI INPS
In un articolo su startmag.it, Giuliano Cazzola riprende il commento, già fatto sulle nostre pagine, riguardo le proiezioni sui conti dell’Inps, che senza nemmeno considerare la riforma pensioni con Quota 100, evidenziano un forte aumento della spesa pensionistica dovuta principalmente a ragione demografiche. “Un boomerang atteso da tempo (la demografia è quasi una scienza esatta), che spingerà in alto la spesa nei due prossimi decenni e i cui effetti sono stati in parte attenuati dalle riforme adottate tra il 1992 e il 2011. Quanto cambieranno quelle traiettorie a seguito di ‘quota 100’ e, se arriverà, di ‘quota 41’, al momento, non è dato sapere”, aggiunge l’ex deputato, evidenziando che “la spesa pensionistica, da qui al 2040, scalerà una gobba che, a seconda delle stime, potrebbe variare tra il 16 e il 20% del Pil. E tra vent’anni la transizione demografica segnala che ci saranno 18,8 milioni di cittadini con 65 anni o più, secondo la proiezione centrale Istat, 5 milioni in più di oggi. Mentre la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) si sarà ridotta a sua volta di 5 milioni (a 33,7 milioni)”.
RIFORMA PENSIONI, LE DOMANDE PER QUOTA 100
Renata Polverini ha parlato della riforma pensioni con Quota 100, in particolare del numero di domande che è stato inferiore alle attese, determinando risparmi rispetto ai fondi stanziati. Ospite della trasmissione L’aria che tira, la deputata di Forza Italia ha ricordato che durante l’iter in commissione Lavoro, di cui è vicepresidente, “avevamo detto che sarebbe stata una riforma a esclusivo appannaggio di una platea ben individuata di lavoratori, in particolare uomini del nord del pubblico impiego, e così è stato”. Polverini ha anche fatto accenno a chi ha iniziato a lavorare in minore età, magari svolgendo attività particolarmente gravose, ma che non viene aiutato da Quota 100. “È vero che le riforme sono imperfette, ma le riforme delle pensioni, proprio perché agiscono sulle aspettative di vita di tanti, di coloro che hanno lavorato e che ancora lavorano, vanno fatte da chi ha comunque un rapporto reale con questi problemi. Sia la riforma Fornero che Quota 100 sono state fatte da due governi sordi, che non hanno voluto ascoltare né i sindacati, le associazioni di impresa, né tantomeno le commissioni”, ha aggiunto.
PENSIONI ANTICIPATE, IL PARERE DI BLANGIARDO
La scorsa settimana l’Istat ha presentato il proprio Rapporto annuale, dove emerge ancora una volta la situazione di invecchiamento della popolazione italiana. Gian Carlo Blangiardo, intervistato da formiche.net, spiega che “la differenza fra ingressi nella popolazione pensionata o pensionabile e uscite per morte è destinata a crescere almeno fino al 2030. In parte si deve all’immissione dei cosiddetti babyboomers, che erano in tanti quando sono nati e saranno altrettanti da anziani. Un altro elemento che avrà un impatto sull’equilibrio pensionistico è la componente di futuri pensionati stranieri. Ovvero persone che non sono nate in Italia che qui sono destinati a invecchiare. Spesso si tratta di immigrati che sono diventati regolari in età adulta e dunque hanno una storia contributiva un po’ travagliata”. Per il Presidente dell’istat, “il prepensionamento si è fatto in passato con modalità ben più impegnative per la finanza pubblica” rispetto a Quota 100m che tra l’altro non sta “avendo grande seguito. Per il momento le stime mi dicono essere inferiori alle aspettative”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI PAMMOLLI
Il tema della riforma pensioni si innesta con quello relativo alle politiche per incentivare l’occupazione giovanile. La stessa Quota 100 è stata varata, è stato spiegato dal Governo, per favorire un turnover nel mercato del lavoro. In un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera, Fabio Pammolli fa presente che “in un Paese che ha due pensionati ogni tre occupati, le nuove generazioni che si affacciano sul mercato del lavoro sono schiacciate dal peso del finanziamento a ripartizione al primo pilastro pensionistico e al welfare anziano. Questo peso è destinato a crescere, meccanicamente e inesorabilmente, per la demografia, e si aggraverà se persisterà la stagnazione della produttività del lavoro e dei salari reali”.
LE MISURE PER I GIOVANI
Il punto è che “il fardello contributivo rappresenta oltre il 70% del cuneo fiscale e dilata la differenza tra il costo del lavoro per l’impresa e la retribuzione netta per il lavoratore. Il peso dei contributi pensionistici al pilastro pubblico a ripartizione genera un circolo vizioso, in cui il ricorso esclusivo al finanziamento a ripartizione grava sulle imprese e sul lavoro, deprimendo l’occupazione e la produzione”. Il Professore di Economia e Management del Politecnico di Milano ritiene che l’attuale aliquota contributiva al 33% andrebbe abbassata almeno di 10 punti “ripartiti in parti uguali tra lavoratore e datore di lavoro”. Inoltre, questo “allineamento verso il basso delle aliquote contributive dovrebbe riguardare tutte le forme contrattuali, con condizioni di deducibilità per l’accesso ai fondi pensione complementari”. Concentrare questo sforzo sui giovani under 30 costerebbe 6-8 miliardi di euro.