Cannabis, spunta una variante genetica che aumenta il rischio di dipendenza: questo il risultato di una ricerca di un gruppo di scienziati coordinati coordinata dall’Università di Aarhus. Come spiega Repubblica, delle 147 milioni di persone che fanno uno della sostanza psicoattiva circa il 10 per cento sviluppa una dipendenza: un’importante novità per possibili nuovi percorsi di ricerca per studiare la variante come bersaglio di trattamenti terapeutici. Lo studio, pubblicato su Nature Neuroscience, spiega che chi consuma cannabis può sviluppare una dipendenza, disturbo riconosciuto a livello clinico inserito nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali: gli studiosi hanno coinvolto 8 mila partecipanti con tale disturbo e 350 mila persone che non consumano la sostanza psicoattiva, raggiungendo un esito inaspettato.
CANNABIS, VARIANTE GENETICA AUMENTA IL RISCHIO DI DIPENDENZA
«Questa forma del gene influenza la quantità di uno specifico recettore nicotinico che viene prodotto nel cervello», le parole di Ditte Demontis, prima autrice dello studio. Come riporta Repubblica, il professore di fisiologia all’Università di Modena e Reggio Emilia Michele Zoli ha aggiunto: «La minore concentrazione di questo recettore fa sì che alcune popolazioni di cellule nervose siano meno eccitabili. E questo elemento a sua volta è correlato a una maggiore propensione genetica allo sviluppo della dipendenza da cannabis». Prosegue il professore, non coinvolto nello studio: «Mentre per il fumo di sigaretta conosciamo già alcuni fattori genetici associati ad un maggior rischio di dipendenza da nicotina, per la cannabis fino ad oggi non era noto alcun fattore. Anche perché, qualora confermato, potrebbe aprire nuovi scenari di trattamento. In questo caso, dato che il meccanismo riguarda la presenza di una quantità insufficiente del recettore della nicotina, un approccio percorribile potrebbe essere quello di somministrare una terapia che vada a stimolare la produzione di questo recettore».