Matteo Salvini è di certo il capitano dell’ambizioso esercito della Lega ma il sergente maggiore, quello che tiene inquadrate le truppe e fa rispettare gli ordini, è Giancarlo Giorgetti. Un dissidio tra capitano da una parte e sottufficiali e truppe dall’altro è quanto di più pericoloso possa accadere; ed è quello che pare stia capitando alla Lega adesso.
Salvini non ha voglia di elezioni. Vuole la finanziaria presto, convinto di poter contare sui voti succubi dei M5s, pronti a qualunque genuflessione pur di avere un mese in più di stipendio. In cambio riceverebbero qualche spoglia nella divisione delle nomine dei grandi enti all’inizio dell’anno prossimo. In tal modo, con una finanziaria a sua immagine, e una qualche futura alchimia elettorale, Salvini andrebbe al voto nel 2020. Ma forse già questo è pensare troppo in là, per un uomo super-concentrato sul presente.
Dall’altra parte invece ci sono Giorgetti e l’esercito leghista. Entrambi non ne possono più della coabitazione sgarbata con M5s. La coppia Conte-Casalino, sostenuta da una folla di ventenni iperattivi, controlla Palazzo Chigi e dintorni. Si muovono come mosche impazzite e non producono quasi niente, impedendo ogni ordinato svolgimento di governo.
Giorgetti e gli altri vogliono chiudere questa esperienza quanto prima e non intendono concedere niente alle nomine dell’anno prossimo. Salvini dice: zitti voi, vi ho portati dal 3 al 33%, obbeditemi e avrete l’Italia. E sarà anche vero. Ma nella realtà dover sopportare Conte-Casalino che si credono Metternich può diventare usurante e insopportabile. Del resto Alessandro Magno era arrivato in Asia Centrale, alle porte dei regni dell’India e di quelli del bacino del Fiume Giallo. A trent’anni con la sua formidabile falange macedone avrebbe forse davvero conquistato tutto, ma i suoi, stanchi di vittorie, vollero ritirarsi ed egli si ritirò, perché anche se formidabile generale, era nulla senza le sue truppe. Cosa farà oggi Salvini?
C’è poi un problema di sostanza. Come sta l’economia? L’opposizione e tanti investitori internazionali sottolineano il problema dell’enormità del rapporto debito pubblico-Pil, al 133%. Il presidente della Consob Paolo Savona, senza negare la gravità di questo dato, sottolinea che l’Italia ha una montagna di risparmi, forse 4.600 miliardi solo quelli delle famiglie, e che esporta almeno 50 miliardi di investimenti all’anno.
Savona non suggerisce di fare una patrimoniale, né che il debito debba arrivare al 200% del Pil. Dice solo che con queste cifre il debito è sostenibile. Una posizione che attende di essere tradotta in una politica nuova di rapporti con la Ue.
Solo che questi dati sono complicati e tradurli in politica è ancora più difficile, ed apparentemente il governo non li capisce o non li sa tradurre. Conte-Casalino cosa e come trattano con Bruxelles? All’apparenza questi dati sono irrilevanti per M5s, ma forse sono fondamentali per una parte della Lega.
Ciò è destinato a moltiplicare le frustrazioni e il nervosismo del sergente maggiore Giorgetti e delle sue truppe, per i quali un nuovo rapporto con Bruxelles è centrale. Ma se è così, tutto questo come si traduce nella finanziaria che Salvini vuole anticipare a questa estate? In tempi stretti forse c’è spazio solo per semplici tagli lineari, che non aprono alcuna nuova discussione con Bruxelles.
Non sarà che Salvini, come fu l’accusa contro Alessandro, sta con i popoli conquistati (i 5 Stelle) più che con i suoi macedoni (i leghisti)?
Difficile capire come finirà. Ma di certo gli equilibri sono fragilissimi e nulla si può escludere, né una continuazione del presente, né elezioni anticipate; forse neppure un governo tecnico che levi a Salvini le castagne dal fuoco e porti al voto dopo una finanziaria sotto l’ombra della troika europea.
Di certo in tutto questo manca una strategia anche solo di medio periodo e una politica estera, quindi ogni soluzione sarà temporanea e soggetta a correzioni anche improvvise: cosa che non da tranquillità all’Italia e alla sua economia.