Il blitz eseguito nella giornata di ieri dalle forze dell’ordine ai danni di numerosi esponenti della ‘ndrangheta in Emilia, ha permesso un maxi sequestro di beni per due milioni e 300mila euro in quel della sola Bologna. Nel dettaglio si è trattato di una truffa di vaste proporzioni architettata da alcuni esponenti della cosca Grande Aracri di Cutro, nei confronti del ministero dell’economia e delle finanze. Come scrive Repubblica, una sentenza falsificata riguardante un inesistente diritto risarcitorio, aveva permesso ad una famiglia di imprenditori edili calabresi, di ottenere appunto la somma di denaro di cui sopra. Una truffa scoperta dalle forze dell’ordine grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia del processo Aemilia, e che ha visto la complicità fra numerosi esponenti di spicco della ‘ndrangheta, e una serie di soggetti e professionisti in vari campi. Le operazione di arresto e perquisizione sono state portate a termine nelle giornata di ieri in tutta Italia, leggasi in Emilia, Lombardia, Lazio e Calabria, ed hanno visto all’opera diversi esponenti della Dia di Bologna, Firenze, Milano, Roma, Napoli e Catanzaro. Si tratta senza dubbio di un nuovo importante colpo delle forze dell’ordine nei confronti delle mafie italiane. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
‘NDRANGHETA IN EMILIA: IL COMMENTO DELLA MELONI
Emilia Romagna scossa dall’operazione Grimilde coordinata dalla Dda di Bologna che ha portato all’arresto di 16 persone tra cui Giuseppe Caruso, presidente del consiglio comunale di Piacenza, esponente di Fratelli d’Italia. E proprio Giorgia Meloni, leader del partito, è intervenuta sulla vicenda:”Il coinvolgimento di Giuseppe Caruso, anche se non legato alla attività politica ma al suo ruolo di funzionario dell’Agenzia delle Dogane che fa capo al Ministero dell’Economia, ci lascia sconcertati, auspichiamo che Caruso dimostri la sua totale estraneità in questa vergognosa vicenda. Ribadiamo con assoluta fermezza che in Fratelli d’Italia non c’è spazio per nessuna mafia e per noi, come noto, chi fa politica a destra e tradisce l’Italia merita una condanna doppia. Anche per questo Fratelli d’Italia è pronta a costituirsi parte civile nel processo per difendere la sua immagine e la sua onorabilità. Finché non sarà chiarita la sua posizione, Giuseppe Caruso è sollevato da ogni incarico e non può essere più membro di Fratelli d’Italia”. (agg. di Dario D’Angelo)
LE INTERCETTAZIONI
Maxi blitz contro la ‘ndrangheta avvenuto stamane in Emilia Romagna. Fra le persone finite in manette anche Giuseppe Caruso, presidente del consiglio comunale di Piacenza, esponente di Fratelli d’Italia (Fdi). Secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, Caruso, già sospeso dall’incarico dal suo partito, sarebbe rimasto coinvolto in affari illeciti con la nota famiglia di ‘ndranghetisti dei Grande Aracri. Repubblica ha riportato anche un’intercettazione risalente all’8 settembre del 2015, in cui si sente Caruso rivolgersi così ad un altro indagato: «Perché io ho mille amicizie, da tutte le parti, bancari… oleifici… industriali, tutto quello che vuoi… quindi io so dove bussare… quindi se tu mi tieni esterno ti dà vantaggio, se tu mi immischi… dopo che mi hai immischiato e mi hai bruciato… è finita». Sono in totale 16 le persone finite in manette nell’operazione Grimilde, mentre gli indagati sono 72, con diversi milioni di euro di beni finiti sotto sequestro. «E’ evidente – il monito del procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho – che la politica regionale e comunale deve muoversi per impedire che le organizzazioni mafiose continuino a infiltrarsi sovvertendo il sistema economico e per consentire alle imprese sane di lavorare perché laddove c’è mafia non ci sono lavoro e sviluppo». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
‘NDRANGHETA IN EMILIA: 16 ARRESTI
Rispetto agli arresti compiuti nell’ambito dell’operazione Grimilde, che ha inferto un duro colpo alla ‘ndrangheta in Emilia Romagna, portando al fermo di 16 persone tra cui il presidente del consiglio comunale di Piacenza, Giuseppe Caruso di Fratelli d’Italia, è intervenuto anche Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha dichiarato in un post su Facebook:”La giornata inizia bene! Maxi operazione contro la ‘ndrangheta in Emilia: 300 agenti sul campo per un centinaio di perquisizioni in tutta Italia e arresti per associazione di stampo mafioso, estorsione, danneggiamento, truffa. Grazie alle Forze dell’Ordine e in particolare al Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, alla Squadra Mobile di Bologna e agli inquirenti. Nessuna tregua e TOLLERANZA ZERO per boss e delinquenti della malavita. Avanti tutta. #lamafiamifaschifo“. (agg. di Dario D’Angelo)
‘NDRANGHETA IN EMILIA: ARRESTATO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI PIACENZA
Un duro colpo alla ‘ndrangheta in Emilia quello inferto dall’operazione “Grimilde” che ha portato all’arresto di 16 persone tra cui Giuseppe Caruso, presidente del Consiglio comunale di Piacenza ed esponente politico locale di Fratelli d’Italia. Come riportato da “La Repubblica”, il blitz condotto nella notte dalla squadra mobile è arrivato su ordine della Dda di Bologna, che ha emesso 16 ordinanze di custodia cautelare che tra gli altri hanno interessato anche Francesco Grande Aracri e i figli Salvatore e Paolo. Il boss, già condannato per associazione mafiosa, viveva a Brescello, in provincia di Reggio Emilia. L’inchiesta ha riguardato settantadue indagati, ha portato a cento perquisizioni e al sequestro di beni per diversi milioni di euro. I poliziotti entrati in azione nelle province di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Crotone, per eseguire le misure ordinate dal Gip del capoluogo emiliano sono stati oltre 300.
‘NDRANGHETA IN EMILIA
Il clan della ‘ndrangheta radicato in Emilia Romagna, secondo quanto appurato dall’inchiesta, così come avveniva nel sistema “Aemilia”, era parte integrante della cosca dei cutresi. Centrale sarebbe stato, secondo gli inquirenti, il ruolo di Giuseppe Caruso, presidente del Consiglio comunale di Piacenza. Il politico del partito di Giorgia Meloni, nonché funzionario dell’Agenzia delle Dogane, sarebbe parte integrante dell’organizzazione criminale. Secondo la Dda di Bologna (l’inchiesta è affidata al pm Beatrice Ronchi) il clan, come riportato da “La Repubblica”, era attivo nel giro delle estorsioni, dell’usura e del riciclaggio che metteva in pratica grazie ad una fitta rete di insospettabili prestanome. Gli agenti hanno anche eseguito una serie di sequestri preventivi: i sigilli della Stato sono stati affissi ad una serie di società, ad attività commerciali e del campo della ristorazione, e a diversi conti correnti bancari.