Le decisioni assunte martedì a Parigi dal Consiglio di amministrazione di Telt, con la presenza della coordinatrice del Corridoio Mediterraneo, Iveta Radičová, e del neo presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, hanno rilanciato in maniera forte il tema della Tav, che ultimamente era passato un po’ in secondo piano.
In un convegno tenuto ieri presso l’Unione Industriale di Torino, dedicato al tema “Corridoio Ten-T Mediterraneo e Vie della Seta – collegamenti verso il futuro” è stato possibile fare pubblicamente il punto sul progetto, ribadendo le ragioni che lo sostengono e delineandone i passi che esso dovrà compiere sia a breve sia a medio termine.
Nella relazione introduttiva, che ho avuto l’onore di presentare, sono partito da un’affermazione: “I corridoi Ten-T e le Vie della Seta non sono infrastrutture, ma strategie geopolitiche che usano le infrastrutture per conseguire i loro obiettivi”.
Partiamo da casa nostra: i “corridoi europei” disegnano una rete fitta e interconnessa che ha lo scopo di “legare insieme” i territori europei. Il loro scopo primario è servire le quattro “libertà di movimento” su cui è stata fondata l’Unione Europea: delle persone, delle cose, dei servizi e dei capitali. Lo scopo fondamentale di questa ricucitura dei territori è promuovere la pace e lo sviluppo: può sembrare retorico, ma è impressionante contare quanti fronti di guerra, attivi negli ultimi 150 anni, sono attraversati dai corridoi, a voler scongiurare per il futuro quanto, nel 1850, diceva Frédéric Bastiat: “Dove non passano le merci, passeranno gli eserciti”.
Come avviene che migliori comunicazioni possano favorire lo sviluppo? È una domanda importante, perché permette di capire anche le ragioni di una parte di coloro che ad esse si oppongono.
Dobbiamo immaginare due dinamiche simmetriche e opposte. Migliorando le infrastrutture di trasporto riduciamo i costi di trasporto. Ciò attiva un circolo virtuoso: favorisce le esportazioni, permettendo alle imprese forti di espandersi, sviluppando economie di scala e divenendo sempre più forti. Il risultato è più occupazione, ricchezza e sviluppo. Però, i minori costi di trasporto permettono anche maggiori importazioni e attivano un circolo vizioso: più importazioni sottraggono quote di mercato alle imprese locali deboli, che perdono economie di scala e, divenendo sempre più deboli, perdono quote di mercato; ciò significa più disoccupazione, minore ricchezza, declino.
Lo sviluppo avviene, quindi, mediante due azioni, che sono generalmente compresenti: si rafforzano le imprese e i territori già forti, sono sostituiti le imprese e i territori deboli. I sistemi economici aperti, come quello che è stato costruito con la globalizzazione, hanno costi sociali importanti e necessitano quindi di adeguate politiche di accompagnamento. Se queste non ci sono o non sono credibili, la parte debole, che vede nell’apertura non un’opportunità ma una minaccia, si oppone ed è anche comprensibile che lo faccia.
Queste difficoltà, tuttavia, non possono farci rinunciare alla sfida di aprire sempre di più le nostre economie. L’Italia è un’economia di trasformazione manifatturiera, dove solo la crescita delle esportazioni ha compensato in questo ultimo decennio la debolezza dei consumi interni e degli investimenti. Con chi sviluppiamo maggiormente questo interscambio? Con gli altri Paesi della Ue (290 miliardi di euro), poi a distanza con le Americhe (59 miliardi di euro), l’Asia e il Pacifico (51 miliardi) e infine l’Africa e il Medio Oriente (48 miliardi). Ecco perché la Torino-Lione, il vero pezzo mancante del Corridoio Mediterraneo, è così importante per l’Italia e per gli altri Paesi europei.
È per questo motivo che l’Unione Europea, nell’ambito del nuovo programma di finanziamento delle infrastrutture dedicate a connettere l’Europa (Connecting Europe Facility), ha deciso di portare al 50% il contributo comunitario per la costruzione delle tratte transnazionali (oggi al 40%) e di estendere questo sostanzioso sostegno alle tratte nazionali di adduzione, nel nostro caso il collegamento Bussoleno-Torino.
Inoltre, il direttore di Telt, Mario Virano, ha annunciato che l’Ue ha voluto “premiare” con un 5% aggiuntivo di finanziamento la costruzione della Torino-Lione, quale miglior esempio di collaborazione transnazionale: non solo è stata costituita un’unica società, ma si è riusciti ad armonizzare anche normative complesse, come quella anti-mafia.
Nel suo intervento, il neoeletto presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha voluto, innanzitutto, sottolineare il valore politico della sua scelta di occupare personalmente il posto di “osservatore” riservato alla Regione Piemonte nel consiglio di amministrazione di Telt: vuol essere, ha detto, segno del pieno e convinto appoggio della Regione a questo importante progetto. Ha anche annunciato che sta scrivendo una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, chiedendo a nome della Regione, e forte del recente e netto consenso elettorale, un “gesto politico” di definitivo via libera per la realizzazione della Torino-Lione secondo l’attuale progetto; ha sottolineato, infatti, che non serve alcun atto normativo ma, appunto, un gesto politico, del quale si è detto certo “avendo preso tutte le decisioni su questo tema in costante e diretto contatto con Salvini”.
Nei prossimi giorni, forse, avremo il via libera definitivo alla realizzazione di questo importante progetto.