Sta facendo molto discutere la vicenda di Monica Bonessa, avvocato incinta all’ottavo mese di gravidanza, che si è vista negare il legittimo impedimento per il rinvio di un’udienza nonostante un certificato medico a sancire il rischio di un parto prematuro. Da quando ha deciso di raccontare la sua storia sulla chat MaMi (dove si condividono oneri e onori delle mamme milanesi), questa professionista innamorata del suo lavoro è stata raggiunta da moltissimi messaggi di solidarietà, ma il suo caso è emblematico del trattamento riservato a tante mamme come lei che ad una settimana dal parto si sono viste costrette a presentarsi in aula. Monica, come riportato da “Il Corriere della Sera”, è in attesa del terzo figlio:”Sono incinta all’ottavo mese e mezzo. Ho chiesto il rinvio di un’udienza del 13 giugno per maternità a rischio di parto prematuro”. Il rifiuto è arrivato a venti ore dall’udienza, costringendo Monica a passare la causa ad un collega che ha dovuto studiare il caso nel giro di 8 ore:”Un’altra decina di udienze che riuscivo a gestire le ho affrontate senza batter ciglio. Ma il rinvio non può diventare la normalità. E nemmeno si può passare la vita a chiedere favori ai colleghi più disponibili”.
AVVOCATO INCINTA ALL’OTTAVO MESE: NEGATO RINVIO UDIENZA
Monica Bonessa per coniugare la sua attività di avvocato a quella di mamma incinta del terzo figlio si è rivolta allora al comitato Pari Opportunità dell’Ordine avvocati di Milano. Così ha scoperto l’esistenza del protocollo 205 del 2017, che all’articolo 1 equipara i diritti di un avvocato incinta a quelli di un dipendente concedendo il diritto alla proroga nei cinque mesi a cavallo del parto. Monica però spiega:”Sostanzialmente non viene applicato perché non lo conosce nessuno. Mi chiedo se esista un diritto alla salute e nello stesso tempo uno al lavoro. Di fatto mi hanno obbligato ad andare in udienza oppure a pagare qualcuno che lo facesse per me”. Sarà stato il clamore suscitato dal suo caso o forse una lettera inviata al presidente del Tribunale, Roberto Bichi, fatto sta che un’udienza convocata per il 2 luglio è stata rinviata ad ottobre. Secondo Tatiana Biagioni, presidente del Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Milano, non ci sono dubbi:”Il problema oltre alle leggi e ai protocolli è sempre culturale, rimane un tema di scarsa attenzione al periodo così vicino alla gravidanza che se ci si pensa bene è legato anche alla giusta difesa dell’assistito. Perché non è così semplice farsi sostituire da un collega, quello dell’avvocato è un incarico fiduciario. Mentre la maternità è una funzione sociale imprescindibile e deve valere per il lavoro dipendente e per i lavoratori autonomi”.