Secondo il racconto di Antonio Ciontoli, ieri sera protagonista della puntata di Storie Maledette, Marco Vannini dopo essere stato attraversato da un proiettile da lui esploso, non stava poi apparentemente così male. Gli avrebbe addirittura chiesto di sistemare la temperatura dell’acqua, poi si sarebbe fatto vestire, si sarebbe messo seduto e, in ultimo, avrebbe addirittura tranquillizzato la fidanzata Martina circa le sue condizioni. Insomma, sempre secondo Ciontoli, Marco non avrebbe di fatto mai compreso cosa le fosse successo nei momenti precedenti, al punto da non riferirlo neppure all’infermiera intervenuta in codice verde a causa delle menzogne dei Ciontoli e asserendo di sentire solo “dolore ovunque”. Dopo la visione dell’intervista, non poteva mancare l’intervento dell’avvocato Celestino Gnazi, difensore della famiglia di Marco Vannini, che tramite Facebook ha commentato: “Ho sentito Antonio Ciontoli dire di aver rassicurato la figlia Martina sulle condizioni di Marco, lo ho sentito dire che lo stesso Marco rassicurava Martina. Marco rassicurava Martina dicendole più o meno che stava bene. Secondo Ciontoli Marco, appena colpito da una arma da fuoco di potenza devastante, il cui proiettile gli aveva appena bucato i polmoni, gli aveva appena bucato il cuore, gli aveva appena bucato una costola e che non era fuoriuscito solo perché trattenuto dalla epidermide”. Sotto choc, il legale ha aggiunto: “Ciontoli dice che quel povero ragazzo avrebbe detto a Martina che praticamente non era successo nulla. Non ho sentito la Leosini sobbalzare o quantomeno dire qualcosa, fare una domanda, un accenno di sorpresa, qualcosa, non so. Disgustato ho spento il televisore e, per la prima volta dall’inizio di questa tragica vicenda, ho pianto di rabbia. Ho la nausea, non credo di aver mai provato una nausea così forte. Talmente forte da impedirmi di dire tutto quello che penso”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL MESSAGGIO DI FRANCA LEOSINI AI SUOI GENITORI
L’intervista di Franca Leosini ad Antonio Ciontoli per Storie Maledette è partita con un messaggio per la famiglia di Marco Vannini e per la vittima stessa di questo omicidio. «È a Marco e ai suoi genitori, al loro immedicabile dolore, che va anzitutto il nostro pensiero, l’adesione totale al loro strazio», dice la conduttrice. E rivolgendosi all’intervistato, ribadisce ciò che in questi mesi è emerso chiaramente: l’opinione pubblica ha molti dubbi su quanto accaduto a casa sua quel giorno in cui un colpo di pistola ha ferito mortalmente il giovane. «Lei sa che, al di là delle sentenze pronunziate in due gradi di giudizio, c’è quella più vasta assise, la pubblica opinione, che molto ha discusso e dubitato sulla dinamica, sulla genesi stessa di quel colpo dissennato». Inoltre, ha evidenziato un aspetto contrastante tra le versioni dei Ciontoli e quelle dei genitori di Marco Vannini: «La mamma ha categoricamente escluso che suo figlio, riservato com’era, possa aver consentito che un estraneo violasse la sua intimità». Eppure l’uomo ha confermato che c’era confidenza tra loro, quindi non c’era alcun imbarazzo anche se si trattava di entrare in bagno mentre l’altro era all’interno. (agg. di Silvana Palazzo)
MARCO VANNINI, L’OMICIDIO A STORIE MALEDETTE
Il 7 febbraio 2020, la Corte di Cassazione metterà la parola fine sul caso relativo alla morte di Marco Vannini, il giovane ventenne di Cerveteri ucciso con un colpo di pistola la notte tra il 17 ed il 18 maggio 2015. Una morte incredibile, dietro alla quale ancora si celano non pochi misteri, ombre, silenzi e bugie. Un uomo ha confessato: sarebbe stato Antonio Ciontoli, padre dell’allora fidanzata di Marco, Martina Ciontoli, ad esplodere il colpo di pistola. Condannato in due gradi di giudizio, con due sentenze entrambe aspramente criticate dall’opinione pubblica e dalla famiglia della vittima, l’uomo è in attesa del terzo grado. Da uomo libero, però, risponderà nel frattempo alle domande di Franca Leosini in occasione della trasmissione Storie Maledette che – non al caso bensì all’intervista – dedicherà due appuntamenti in prima serata domenica 30 giugno e martedì 2 luglio su Raitre. Era la sera di domenica 17 maggio quando Marco si trovava nella villetta bifamiliare di Via Alcide De Gasperi 19 a Ladispoli, ospite della famiglia della fidanzata. Sei in tutto le persone presenti: il capofamiglia Antonio Ciontoli, la moglie Maria Pezzillo, i figli Martina e Federico, la fidanzata di quest’ultimo, Viola Giorgini e Marco, appunto. Secondo il racconto dei presenti, dopo cena il giovane si sarebbe fatto una doccia in casa della fidanzata. All’improvviso, un rumore, udito anche dai vicini di casa, simile ad un colpo di pistola. Da quel momento la vita di tutte e sei le persone cambiò per sempre: quella di Marco si sarebbe interrotta alcune ore più tardi.
MARCO VANNINI: L’OMICIDIO A LADISPOLI
Cosa accadde realmente nella villetta dei Ciontoli la notte di maggio di quattro anni fa? E’ questo che la famiglia di Marco Vannini continua a chiedersi, alla luce degli eventi succeduti dopo lo sparo. Un colpo di pistola che, Antonio Ciontoli, confessò di essere stato lui ad esplodere, “per gioco”, come riferì lo stesso durante un interrogatorio e dopo un cambio di versione. Una pistola che tuttavia fu costatato essere difettosa e che dunque non avrebbe potuto sparare “per errore” ed inavvertitamente, come invece ammise l’uomo. A complicare l’intera vicenda, i soccorsi allertati solo dopo diverso tempo dallo sparo. Un ritardo ingiustificato, al quale vanno ad aggiungere gli inquietanti audio delle telefonate fatte al 118 in cui proprio Ciontoli padre parla di un attacco di panico dopo un ferimento “con la punta di un pettine”. Ed a parlare per la prima volta con i soccorritori al telefono fui anche Federico, che riferì di un ragazzo sentitosi “male di botto” e che per uno “scherzo” colto da una crisi di panico. Fu la madre Maria Pezzillo a ritenere che quell’intervento non fosse necessario, riagganciando. In sottofondo, le urla di Marco che resteranno per sempre nella memoria dei genitori. Nell’avvertire i genitori di Marco, la Pezzillo parlò di una caduta dalle scale. Dopo ore, in ospedale, emerse la drammatica verità ma alle 3.10 di quella notte Marco smise di vivere.
I DUE PROCESSI AI CIONTOLI E NUOVA INCHIESTA
Due i processi finora svolti, durante i quali Antonio Ciontoli, reo confesso, è stato condannato a 14 anni di reclusione in primo grado con l’accusa di omicidio volontario, pena poi ridotta ad appena a 5 anni per omicidio colposo. Tre anni al resto dei suoi familiari, mentre Viola Giorgini è stata assolta. Il prossimo febbraio la Cassazione potrebbe ribaltare tutto alla luce dell’inchiesta parallela aperta dopo le dichiarazioni choc di un testimone, Davide Vannicola, che ha accusato l’amico Roberto Izzo, ex comandante dei carabinieri di Ladispoli, indagato per favoreggiamento e falsa testimonianza ed interrogato nei giorni scorsi dalla procura di Civitavecchia. L’uomo avrebbe ricevuto una telefonata da Ciontoli Senior dopo lo sparo a Marco – e prima della chiamata dei soccorsi – ed a lui avrebbe rivelato che a sparare sarebbe stato il figlio Federico. Da qui il consiglio del militare di prendersi le colpe per limitare i danni. Rivelazioni, queste, che se confermate aprirebbero ad un nuovo drammatico capitolo sulla morte di Marco Vannini.