Marco Travaglio si schiera dalla parte di Matteo Salvini contro Carola Rackete, capitana di Sea Watch 3 che ha forzato il blocco imposto alla sua imbarcazione con 42 persone a bordo per portarle a Lampedusa. Il direttore del Fatto Quotidiano proprio sulle colonne del suo giornale ha evidenziato che la Sea Watch «ha violato una serie innumerevole di norme italiane e internazionali, il che non le verrebbe consentito da alcuno Stato di diritto del mondo libero». Così come aveva evidenziato il ministro dell’Interno, anche per Travaglio la capitana Rackete avrebbe dovuto far rotta sul porto sicuro più vicino, quindi dirigersi in Tunisia o a Malta. Invece ha proseguito fino a Lampedusa, «per creare l’ennesimo incidente in polemica con le politiche migratorie del governo italiano, secondo il copione collaudato da altre navi della stessa Ong». Ma Carola Rackete ha anche ignorato il divieto da parte del governo italiano di entrare nelle acque territoriali e di sbarcare nel porto, sostenuta e «idolatrata da una sinistra a corto di idee e simboli».
TRAVAGLIO COME SALVINI CONTRO CAROLA RACKETE
Ma a dare torto alla capitana di Sea Watch 3 non solo il governo italiano: prima il Tar ha respinto il suo ricorso contro l’alt, poi la Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo le ha negato l’autorizzazione in via provvisoria e urgente. Due sentenze importanti che la giovane «ha calpestato», insieme all’ordine di fermarsi della Guardia Costiera e di Finanza. Per questo il direttore del Fatto Quotidiano ritiene che la Ong stia usando i migranti «come ostaggi e scudi umani» per giocare «una lunga, cinica e ipocrita gara tutta politica». Per Marco Travaglio è pericoloso anche giudicare “buoni” coloro che stanno con la capitana Rackete e “cattivi” i contrari al suo operato. La questione è infatti molto più complessa. E il governo italiano «ha il diritto-dovere di proteggere i confini da chi vorrebbe decidere le sue politiche migratorie dalla tolda di una nave tedesca con bandierina olandese». C’è solo una soluzione per Travaglio, la stessa di cui ha parlato il governo italiano, «quella dei corridoi umanitari».