Prosegue l’inchiesta sull’omicidio di Willy Branchi, il 18enne di Goro trovato nudo e con la testa tumefatta il 30 settembre 1988. La chiave potrebbe essere in una Apecar parcheggiata, perché a bordo della stessa, con il corpo agonizzante o già morto del ragazzo, potevano sedere i due attuali indagati per omicidio. Sono stati iscritti a maggio dal pubblico ministero Andrea Maggioni. Stando a quanto riportato dal Resto del Carlino, sarebbero due fratelli di Goro. A loro la Procura e il Nucleo Investigativo sarebbero arrivati incrociando attività tecnica e testimonianze di allora e oggi. Gli inquirenti, con l’aiuto della famiglia della vittima e dell’avvocato Simone Bianchi, avrebbero ricostruito il percorso mortale di Willy Branchi. In via Buozzi il ragazzo sarebbe stato attirato da qualcuno e pestato a sangue. In via Cervi sarebbe stato legato, seviziato e colpito con una pistola da macello. Qui all’epoca c’era una stalla con grossi anelli al muro per le mucche. Potrebbe essere morto in quei frangenti, quindi dovevano sbarazzarsi del cadavere.
WILLY BRANCHI, DUE FRATELLI DI GORO INDAGATI PER OMICIDIO
Da via Mezzano al luogo del ritrovamento il percorso è di pochi metri, attraverso una stradina vecchia e sterrata. Ma allora perché lasciarlo lì, lungo l’argine del Po? Le ipotesi sono due secondo il Resto del Carlino: era un avvertimento per gli altri o avevano paura di essere scoperti e quindi volevano liberarsi in fretta del cadavere. Inoltre, quella notte qualcuno senti un cane abbaiare e correre nervosamente. Quell’animale potrebbe essere stato messo in fuga dagli assassini, costretti a gettare il corpo di Willy Branchi dall’Apecar, l’unico mezzo che potrebbe aver percorso la stradina da via Mezzano. Ad oggi, sul registro degli indagati ci sono anche otto persone, di cui una già a processo, con l’accusa di falso. Tra loro don Tiziano Bruscagin che deve rispondere anche di calunnia. L’ipotesi di reato più importante, quella dell’omicidio, è contestata ora per la prima volta – pare – a due fratelli di Goro, dopo quella nell’88 a Valeriano Forzati, che fu prosciolto.