“Sono pronto a fare la Legge di bilancio, anche in deficit, se crea centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Lo ha detto il capo politico dei 5 stelle, il vicepremier della presidenza del consiglio, il ministro del Lavoro, il ministro dello Sviluppo economico; sì, ex steward dello stadio San Paolo, Luigi Di Maio. A Taranto, al tavolo istituzionale permanente sull’ex Ilva, ha sottolineato come si debba intervenire sul cuneo fiscale. “Se togliamo un po’ di tasse dagli stipendi, a lavoratori e imprese, si generano posti di lavoro”. Orbene “se crea”, dice il nostro, sì insomma sennò ciccia?
Quel tagliare un po’ di tasse poi sarebbe il modo per ridurre la spesa pubblica e far trovare alle imprese quelle risorse per fare spesa in conto capitale? Proprio quella spesa che non vogliono fare, perché quello che arriverà in più nelle tasche di chi lavora sarà del tutto insufficiente a recuperare il reddito perduto, con la crisi, per fare la spesa? Sicuro, sicuro?
Sì, perché mi risulta che la crescita si faccia con la spesa aggregata, non con la produzione, né con il lavoro. Sì, così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Conciossiaché, tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, crea lavoro e lo remunera, remunerando tutti. Tutti, nessuno escluso!
Quando gli aggregati – spesa per investimenti, spesa pubblica, spesa privata – non possono/vogliono farla, la spesa si disgrega e finisce tutto in vacca. Sì, insieme al disperante deficit che diventa debito! Prosit.