Come noto, i 28 (nonostante la Brexit) paesi dell’Unione europea, non senza difficoltà sono riusciti a mettersi d’accordo sul nome di Ursula von der Leyen per la presidenza della Commissione europea. Ora tocca al nuovo Parlamento europeo come uscito dalle elezioni del maggio scorso eleggere il suo Presidente che succederà al “nostro” Antonio Tajani.
Il primo luglio, in questo quadro, è iniziata anche la periodica (a rotazione) presidenza del Consiglio dell’Unione europea. Nei prossimi mesi, dopo la Romania, sarà la Finlandia a “guidare” l’Europa. Nel programma illustrato sono certamente chiare le priorità individuate dalla Presidenza finlandese: rafforzare i valori comuni e lo stato di diritto, rendere l’Unione europea più competitiva e socialmente inclusiva, rafforzare la posizione dell’Europa come leader globale nell’azione per il clima e proteggere la sicurezza dei cittadini “a 360 gradi”.
Con riferimento, nello specifico, alla dimensione economica si sottolinea come l’Europa sia, nel suo complesso, ancora in crescita, sebbene a ritmo rallentato. Si evidenzia, poi, in questa prospettiva come le tensioni nel commercio globale, la trasformazione del lavoro, la rivoluzione tecnologica e l’invecchiamento della popolazione rappresentino, oggi, per il nostro continente ma non solo, sfide cruciali da vincere per la crescita economica, l’occupazione, il benessere e la prosperità.
L’obiettivo dovrebbe, quindi, essere quello di costruire un’Unione sempre più competitiva e socialmente inclusiva e promuovere opportunità per i cittadini di partecipare attivamente alla società, lavorando e migliorando costantemente le proprie competenze. Si rimarca, se ce ne fosse bisogno, la necessità di concentrarsi in particolare sull’occupazione giovanile e sull’inclusione tra i giovani partendo dalla consapevolezza che l’Europa non può permettersi di perdere una generazione. Un richiamo, questo, abbastanza prevedibile visto che la Finlandia è considerata, ad esempio, una “best practice” da seguire quando si parla di implementare la “Garanzia Giovani”. Alle parole seguiranno, è da auspicare, i fatti e le iniziative concrete in un’Europa, almeno politicamente, uscita molto diversa dopo le elezioni del maggio scorso.
L’Italia del Governo del cambiamento quale contributo porterà a questa discussione? I temi, infatti, cruciali del lavoro è dell’educazione sembrano, almeno in questo periodo, fuori dalle priorità dell’esecutivo che appare, principalmente, impegnato a litigare, in maniera reale e virtuale, su praticamente tutti i principali dossier in campo.