La storia di Maria Concetta Cacciola rivive nella prima puntata di “Cose Nostre“, il programma che racconta la storia e la vita di donne e uomini chi si sono opposti alla violenza cieca delle mafie pagando un prezzo molto alto senza mai smettere di fare il proprio dovere. Questa seconda serie, in partenza da giovedì 4 luglio in seconda serata su Rai1, si focalizza sulle donne, prima prigioniere di contesti criminali, ma anche capaci un giorno di uscirne per garantire un futuro di libertà ai propri figli. Nella prima puntata racconta la storia di Maria Concetta Cacciola, una donna che ha deciso di ribellarsi alla ‘ndrangheta pagando con la sua stessa vita questa scelta. A soli 31 anni, infatti, Cetta è morta in un modo davvero terribile: è stata costretta a ingerire acido muriatico.
Chi è Maria Concetta Cacciola, la storia della donna uccisa dalla ‘ndrangheta
Maria Concetta Cacciola nasce in una famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno, comune italiano della provincia di Reggio Calabria. La donna è la figlia dei Cacciola, famiglia imparentata con i più potenti Bellocco, padroni del malaffare nella Piana di Gioia Tauro. E’ una giovane donna bella e piena di vita, che dentro di sè sognava un futuro diverso per i suoi figli. Nonostante i suoi sogni, la donna sposa Salvatore Figliuzzi,, uomo condannato in via definitiva nel “Processo Bosco Selvaggio” in quanto soggetto affiliato al clan Bellocco. Quel futuro sognato lontano dalla malavita e dalle imposizioni della famiglia di origine, spingono Cetta l’11 maggio del 2011 a presentarsi dai Carabinieri di Rosarno per raccontare i segreti riguardanti i clan locali. Una scelta che le cambia per sempre la vita.
Maria Concetta Cacciola, donna ribelle
La ribellione di Maria Concetta Cacciola contro il clan innesca un tira e molla. Inizialmente la donna decide di affidarsi allo Stato in cerca di protezione, ma ben presto cambia idea in seguito alle continue pressioni da parte della madre e del fratello. Qualcosa però fa scattare nuovamente in lei quel desiderio di rivalsa spingendola a ricercare nuovamente l’aiuto e protezione dei Carabinieri. Purtroppo la donna prima di riuscire ad essere messa sotto l’ala protettiva dei Carabinieri, viene barbaramente uccisa all’età di 31 anni costretta a ingerire acido muriatico. Una morte terribile causata dalla ‘ndrangheta, che ha cercato in tutti i modi, anche attraverso avvocati compiacenti, di di depistare le indagini della sua morte verso il suicidio.