La lunga intervista della Gazzetta dello Sport a Marco Simone, deve ammettere chi vi sta scrivendo, ha risvegliato il cuore e il pensiero a quei magici anni Novanta quando il numero 23 tra gli attaccanti più sottovalutati dell’intero panorama italiano regalava magie in un Milan di invincibili. 9 stagioni, 7 tra titoli nazionali e Champions League e soprattutto 70 gol in 260 presenze. Quasi mai titolari eppure preziosissimo in quel Milan che regalava spettacolo in tutto il mondo: la grande amicizia con Weah, la duttilità e i gol spettacolari di un piccolo grande uomo sempre schietto e mai “finto” in un mondo che forse proprio per questo lo ha “confinato” via dall’Italia e dalle squadre che contano troppo in fretta. Ebbene, nella lunga intervista alla Rosea l’ex campione di Milan e Psg non le manda certo a dire ad alcuni personaggi (Leonardo in primis, ndr) colpevoli secondo lui di averlo tenuto lontano da Milanello dopo che sembrava già fatto il contratto da allenatore del Milan B da inserire nelle serie minori come già fatto dalla Juventus in questi anni: e come sempre la lingua è veloce e velenosa come lo erano i suoi piedi (eh sì, Simone era ambidestro) in campo. «Tornare dove tutto è iniziato? Sarebbe fantastico» spiega oggi l’ex n.23 dei rossoneri, «dopo quei fatti, io e i miei siamo rimasti sei mesi senza lavoro. Io avevo ricevuto altre 5-6 proposte, anche meglio pagate, ma le avevo rifiutate per l’orgoglio di tornare al Milan. Anche se era la seconda squadra e io ho sempre allenato in prima o seconda serie. Ma quando sono rimasto a piedi, le altre offerte non c’erano più. Vorrei comunque sottolineare che nella mia vita non ho mai chiesto di tornare al Milan. In quel caso era stato Gattuso a fare il mio nome, per Rino ero l’ideale».
LE PAGELLE DI MARCO SIMONE SUGLI ATTACCANTI DEL MILAN
Leonardo però alla fine non lo volle e Simone non la prese certo benissimo: «Una settimana, con lo staff, ad aspettare inutilmente Leonardo, che invece non mi ha mai voluto incontrare di persona. Una mancanza di rispetto assoluta. Lui sarà anche Leonardo, ma io al Milan qualcosina l’ho vinta.. Ha provocato un danno pagato caro con la retrocessione della Primavera, che avrebbe potuto attingere giocatori dalla squadra B. Quindi in realtà ha mancato di rispetto a tutto il Milan. Peccato, perché invece Maldini di quel progetto era entusiasta». Proprio per il suo ex capitano la stima e l’affetto rimangono tali: «Fin quando c’è stato Leo, Paolo lo ha supportato e mi chiedo come sia potuto accadere. Maldini è il Milan e deve essere lui a decidere. Un ruolo da subalterno a Leo è fantascienza, il mondo che va al contrario. Ora il suo ruolo è giusto, deve fare esperienza al comando». Ora con Boban a fianco di Paolo, tutto sembra al posto giusto e il Milan può seriamente costruire il suo futuro: Simone ne è convinto «Loro sì che metteranno il Milan davanti a se stessi. Con Paolo dividevamo la camera a Milanello, per me era l’atleta perfetto. Boban era un artista in campo e fuori, avevamo una grande intesa. Senza peli sulla lingua». Molto dispiaciuto per come è finita l’esperienza di Rino Gattuso – «Ha fatto un lavoro straordinario, doveva restare anche se c’erano dei rischi. La gente capisce bene di chi sono davvero le colpe in certi casi» – la chiosa di Marco Simone è tutta sulle sue personali “pagelle” dei bomber oggi in dote a Milanello: Piatek «Ottima impressione, di certo non è un fuoco di paglia. Mi piace, però va messo in condizione di rendere al meglio», Andrè Silva «qualità sono evidenti, ma il Milan con lui non ha avuto pazienza. Ai miei tempi ci sarebbe stata» e infine anche Cutrone «Deve avere pazienza, non è ancora pronto per fare il titolare al Milan. E’ un buon attaccante ma non un fuoriclasse. Scalpitare in questo modo non è la direzione giusto». Mai banale, sempre schietto e sincero, senza fronzoli: proprio come in campo. Quanto manca il piccolo grande Marcolino..