QUOTA 100 CREA LAVORO ALL’INPS
La riforma pensioni con Quota 100 porterà anche alla creazione di nuovi posti di lavoro all’Inps. Oggi Luigi Di Maio ha annunciato che saranno oltre 5.000 le assunzioni che verranno fatte quest’anno dall’Istituto nazionale di previdenza sociale. Circa 3.500 sono di fatto già operative dal 1° luglio, mentre, come riporta Il Sole 24 Ore, da novembre partiranno i concorsi per altri 2.000 posti che si renderanno disponibili con il turnover legato a Quota 100. Complessivamente quindi i posti di lavoro nuovi nell’Inps saranno circa 5.500. Secondo quanto riporta Teleborsa, Pasquale Tridico ha detto che “si tratta della più grande operazione di assunzione nel pubblico impiego degli ultimi 30 anni e consentirà un ricambio generazione di cui l’Inps aveva veramente bisogno”. Parole e numeri che sembrano quindi confermare la possibilità che Quota 100 crei opportunità di lavoro per i giovani. Anche se questo appare più probabile nel settore pubblico che non in quello privato. Nella scuola, poi, più che ai giovani sembra che si arriverà a dare un lavoro stabile a quanti sono stati a lungo precari.
QUOTA 100 E LE DIMISSIONI
Quota 100 rappresenta un’opportunità per accedere alla pensione che alcuni italiani non vogliono farsi sfuggire. La riforma pensioni non è stata però per tutti chiarissima nel fornire dettagli sulle modalità e i casi concreti di utilizzo della misura. Per questo non mancano domande agli esperti, come avviene sul sito di Repubblica, dove un dipendente di un’azienda privata, che avendo già 39 anni di contributi versati e compiendo 62 anni a dicembre chiede se potrà presentare le dimissioni due mesi (tempo di preavviso) prima del compleanno e presentare così domanda di pensionamento. La risposta, a cura della Fondazione studi Consulenti del lavoro, chiarisce che “la domanda di pensione può essere fatta indifferentemente durante o alla fine del preavviso e la pensione decorrerà comunque alla fine della finestra a condizione che sia stata presentata la domanda di pensione e che sia cessato il rapporto di lavoro dipendente”. Senza dimenticare che “il preavviso contrattualmente previsto può anche essere oggetto di rinuncia ed essere trattenuto (nel caso di dimissioni) dalla retribuzione e dalle spettanze di fine rapporto”.
I DATI CIV-INPS SU EVASIONE CONTRIBUTIVA
Il dibattito sulla riforma pensioni non scema e oggi arriva la relazione programmatica 2020-2022 del Consiglio di indirizzo e sorveglianza dell’Inps a dare nuovi spunti di discussione. Risulta infatti che alla fine dello scorso anno l’evasione contributiva accertata ammonta a 1,117 miliardi di euro. Nella relazione viene quindi indicato come obiettivo triennale l’avvio di un processo di più stretta collaborazione tra attività di verifica amministrativa, vigilanza e ispezione in modo da migliorare la situazione su questo fronte. A margine della presentazione della relazione, Guglielmo Loy, Presidente del Civ, ha spiegato che “a oggi le entrate contributive dell’Inps sono stabili, ma in futuro il tema della sostenibilità ci sta tutto”. Secondo quanto riporta Mf-Dow Jones, Loy ha in particolare indicato l’importanza che la politica si ponga “il problema di aumentare la quota di occupati e la qualità dell’occupazione”. È chiaro infatti che maggiore è il numero di occupati, con contratti full time e stabili, maggiori saranno gli introiti contributivi che, tra le altre cose, servono a finanziare le pensioni.
LE RICHIESTE DEGLI ESODATI
Con un comunicato rilanciato dal Comitato esodati licenziati e cessati è stato reso noto che, nel corso del presidio davanti al ministero del Lavoro che si è tenuto lo scorso 27 giugno, è stato possibile consegnare ai funzionari del ministero un documento “che sintetizza la situazione della platea dei 6.000 esodati tuttora rimasti esclusi da ogni salvaguardia e le istanze con cui chiedono la riapertura dei termini dell’Ottava Salvaguardia – includendo tutti gli esodati che maturano il requisito pensionistico al 31/12/2021 (con il blocco dell’AdV e AdG al 31/12/2018) – oppure l’emanazione di un nuovo provvedimento di sanatoria previdenziale di pari contenuti. La delegazione ha inoltre chiesto per gli ex-lavoratori che travalicassero il termine del requisito di accesso alla pensione del 31/12/2021, di valutare altre ipotesi di differenti soluzioni previdenziali, in modo da non lasciare nessuno senza la giusta soluzione”. Il comunicato conclude spiegando che “il ministero del Lavoro per l’ennesima volta ci ha ascoltato, dimostrando di volere comunque essere attenzionato seriamente sul problema e comunque adirà al proprio interno un confronto in merito con le proprie Direzioni Generali competenti e le relative Direzioni Inps”.
RIFORMA PENSIONI, QUOTA 100 E I MEDICI
La riforma pensioni con Quota 100 dovrebbe avere effetti importanti nel settore della sanità. Ma sembra per un periodo limitato di tempo. Il Sole 24 Ore segnala infatti che ci sarà un “Sos medici da qui al 2025 e poi il rischio bolla”. Di fatto, “per chi indossa o sogna di indossare il camice bianco saranno 10 anni sulle montagne russe”. Questo perché “finito l’effetto Quota 100 e andati in pensione nei prossimi 5 anni con un esodo biblico i baby-boomers potrebbe emergere dopo l’attuale allarme sulla carenza di medici una clamorosa sovra-produzione di camici bianchi: dopo il 2030 basteranno infatti non più di 5mila nuovi medici l’anno”. Questa almeno è la conclusione, spiega il quotidiano di Confindustria, cui si arriva guardando “la gobba demografica che dopo il boom di uscite ne prevede un immediato crollo”.
LA GOBBA DEMOGRAFICA
Ciò vuol dire anche che chi inizia oggi l’università per diventare medico potrebbe un domani dover fare i conti con una carenza di disponibilità di posti di lavoro con “lo spettro della disoccupazione. O in alternativa la fuga all’estero”. A proposito di gobba demografica, l’Istat ha reso noto ieri il bilancio demografico nazionale, dal quale emerge che “dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione, configurando per la prima volta negli ultimi 90 anni una fase di declino demografico. Al 31 dicembre 2018 la popolazione ammonta a 60.359.546 residenti, oltre 124 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,2%) e oltre 400 mila in meno rispetto a quattro anni prima”. Nel corso del 2018 la differenza tra nati e morti (saldo naturale) è stata negativa e pari a -193 mila unità.