Marco Carta presenta il suo nuovo disco “Bagagli leggeri” e il suo libro biografico “Libero di Amare”, ma inevitabilmente si parla anche della vicenda del furto di sei magliette alla Rinascente. Intervistato al Corriere della Sera, ha spiegato di non rimproverarsi nulla di quanto accaduto quel giorno in cui è stato arrestato. «Quando una persona non è conscia di determinate situazioni non può rimproverarsi qualcosa». In merito invece al ricorso contro la revoca del suo arresto, il cantante ha aggiunto: «Non sono preoccupato. Non ci è arrivata la notifica, quindi questa notizia potrebbe essere inesatta. Ma comunque sono sereno». Quello che non gli piace però è la reazione dell’opinione pubblica: «Non mi piace l’accanimento generale, ma so che quanto più la gente è accanita tanto più affetto ricevo, e questo è incredibile». Ma Marco Carta ha parlato anche dell’operazione che gli ha lasciato una cicatrice da 40 punti sull’addome, del coming out che gli ha cambiato la vita e di una canzone “scippata”.
MARCO CARTA, DAL FURTO ALLA MADRE: “NON SO SE CREDO IN DIO, MA IN LEI SÌ”
«Non ci facciamo mancare niente. Questi mesi comunque sono andati bene, ho ricevuto un calore che non mi aspettavo», ha commentato Marco Carta in merito a questi ultimi mesi tra alti e bassi. Al Corriere della Sera ha confermato comunque che nel suo nuovo album c’è una canzone che parla dell’amore che sta vivendo: «Parla di due persone che quando si amano affrontano periodi belli e brutti, e l’uno sostiene l’altro, perché si vince quando si è insieme». In merito invece all’operazione che gli ha salvato la vita: «Ho avuto tanti pensieri. Da una parte volevo smettere di soffrire, perché quel dolore all’intestino non l’avevo mai provato in vita mia, è indescrivibile. Ma ho anche pensato: “Chissà se mi sveglierò”». In quei momenti si è affidato a sua madre: «Penso sempre a lei, quando mi accadono cose belle ma anche brutte. In quel caso le chiesi di aiutarmi e darmi la forza. Non so se credo in Dio, ma credo in lei». Infine, sulla canzone scippata da Yahir: «Ho fatto un brano che ha avuto un ottimo riscontro in Spagna, ma non in Sudamerica. Un cantante ha pensato di fare la cover ed è andata benissimo. Ora riempie gli stadi. È comunque una soddisfazione, ma c’è amarezza».