E’ giunta oggi la conferma da parte della Corte di Cassazione della condanna a carico di Cesare Geronzi e Matteo Arpe nell’ambito del processo sul crac delle acque minerali Ciappazzi, filone dell’inchiesta Parmalat. Secondo quanto riferisce il quotidiano Repubblica.it, la Suprema Corte ha confermato le condanne a 4 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex presidente di Capitalia, Medibanca e Generali Cesare Geronzi e a 3 anni e 6 mesi per Matteo Arpe. Tra i condannati anche Roberto Monza e Antonio Muto entrambi a 3 anni e 2 mesi; Riccardo Tristano a 3 anni ed Eugenio Favale a 2 anni e 2 mesi. La sentenza odierna rende irrevocabile la responsabilità penale di tutti gli imputati coinvolti e le statuizioni civili emerse nei processi relativi. Gli ermellini hanno inoltre stabilito che per le pene accessorie – pari a 10 anni di inabilitazione dall’esercizio di impresa e 5 di interdizione dai pubblici uffici – ci sarà un nuovo rinvio in Appello. Decisione che giunge in seguito alla sentenza della Consulta che di recente ha escluso automatismi nella durata delle pene accessorie connesse al reato di bancarotta.
CRAC CIAPPAZZI, GERONZI E ARPE CONDANNATI IN CASSAZIONE
A chiedere la conferma delle condanne in Cassazione a carico degli imputati e nello specifico di Geronzi e Arpe era stato pg di Cassazione Alfredo Viola. Lo stesso aveva chiesto anche un nuovo pronunciamento in merito alle pene accessorie. Tutto condiviso dai giudici della Suprema Corte, dunque. Le rispettive difese, di contro, miravano all’annullamento della sentenza di condanna come avvenuto già nel 2014 quando la Cassazione affrontò il medesimo provvedimento annullando con rinvio la sentenza d’Appello. In quell’occasione nel secondo grado i due imputati erano stati condannati rispettivamente a 5 anni e 3 anni e 7 mesi, confermando la sentenza di primo grado. Nel 2015 poi, i giudici di Bologna rideterminarono le condanne, poi confermate in data odierna. Il processo era stato però sospeso con l’invio degli atti alla Consulta e la richiesta di maggiori dettagli sulla durata delle pene accessorie.