Emilio Coveri, responsabile di Exit Italia, associazione che promuove il diritto all’eutanasia, è stato raggiunto da un avviso di garanzia spiccato dalla procura di Catania in merito alla morte di una professoressa di Paternò deceduta in una clinica svizzera che pratica il suicidio assistito. Come riportato da “Il Corriere della Sera”, il provvedimento è stato notificato a Coveri a Torino dai carabinieri del quartiere Pozzo Strada. Il diretto interessato ha ammesso:”È vero, sono stato io a segnalarle la clinica quando mi ha chiesto consiglio. Mi aveva chiesto informazioni sul suicidio assistito dicendomi di avere dolori atroci. E io gliele ho date. Mi aveva anche detto che la madre e il fratello la ostacolavano. Mi faceva lunghe telefonate e mi mandava mail in cui descriveva la sua sofferenza. Io non ho fatto altro che darle informazioni per avere una morte dignitosa”.
EUTANASIA, INDAGATO EMILIO COVERI DI EXIT ITALIA
Il reato ipotizzato per Emilio Coveri è quello di “omicidio del consenziente”, reato previsto all’articolo 580 del codice penale. Come riportato da “Il Corriere della Sera”, la professoressa morta in una clinica in Svizzera è Alessandra Giordano, 46enne che soffriva di depressione e di una nevralgia cronica, la sindrome di Eagle. La donna è morta il 27 marzo in una struttura nei pressi di Zurigo riconducibile alla clinica Dignitas, che risulta in contatto con l’associazione Exit Italia, venendo sottoposta alla pratica del suicidio assistito. La decisione è stata assunta all’insaputa dei familiari, che essendo all’oscuro di tutto si erano rivolti alla trasmissione “Chi l’ha visto?” per denunciarne la scomparsa. La segnalazione di un amico che l’aveva incontrata all’aeroporto in partenza per Zurigo aveva fatto venire a galla il suo piano, ma quando i familiari avevano tentato di mettersi in contatto con la clinica per convincerla a tornare era già troppo tardi.