Il successo ottenuto a Cannes da Marco Bellocchio non poteva che tradursi in un forte applauso anche ai Nastri d’argento 2019. Undici nomination per il regista che ha portato sul grande schermo Il traditore, un ritratto d’autore che grazie al ruolo principale di Pierfrancesco Favino accende le luci su Tommaso Buscetta e l’altro volto di un’Italia immersa negli anni Ottanta. Lontano dal racconto sull’ascesa ed il declino del boss di Cosa Nostra vecchio stampo, Buscetta si anima grazie alla guida di Bellocchio per analizzare da vicino la psicologia del crimine organizzato. “Una consapevolezza profonda del vissuto cinematografico internazionale e il comando della propria visione personale”, scrive il critico cinematografico Paola Casella per MyMovie. Miglior film e Miglior regia per Bellocchio, oltre a Migliore sceneggiatura, Miglior attore protagonista per Favino e riconoscimento ai due attori Fabrizio Ferracane e Luigi Lo Cascio per il loro ruolo di Non protagonisti. Ed inoltre premio come Miglior colonna sonora per l’arte di Nicola Piovani: sette premi totali per la pellicola in seguito ad un boom di candidature che lasciavano intuire l’esito vittorioso alla 74a edizione della kermesse.
Marco Bellocchio, “Il traditore” un successo
La fortuna posa ancora il suo sguardo su Marco Bellocchio ed il suo film Il traditore, già vincitore ai Nastri d’Argento 2019 e vincente al Global Film & Music Festival. Il premio Ischia Luchino Visconti verrà consegnato al maestro del cinema italiano il prossimo 15 luglio, sottolinea Il Messaggero, che provvederà a ritirarlo nel corso di una serata in suo onore. Il riconoscimento riguarda la categoria Film europeo dell’anno, che si unirà al premio come Miglior produttore per Beppe Caschetto. “Un mondo di fantasmi personali che intercetta l’ombra di fantasmi collettivi”, scrive il critico Roberto Manassero su Cineforum. L’applauso a Bellocchio è doveroso non solo per il ritratto del pentito di Cosa Nostra, ma anche per la capacità del regista di stravolgere la sua stessa firma, rendendosi irriconoscibile agli occhi della critica. “Bellocchio racconta la mafia come un mondo che non gli appartiene”, scrive ancora il giornalista: Cosa Nostra viene inquadrata come un corpo estraneo che si insinua nello Stivale e fra gli stessi italiani. O meglio un’entità parallela, in grado di affiancarsi e opporsi allo Stato, infriltrandosi nello stesso e condizionandolo.
Un cambiamento repentino
Marco Bellocchio, Nastro d’argento, aveva già anticipato che il suo Il Traditore non avrebbe seguito la scia dei suoi lavori precedenti. Sono presenti tuttavia alcuni elementi che dimostrano la visione del regista e che collegano la pellicola al suo Buongiorno, notte, come la ricostruzione biografica e storica di un personaggio realmente esistito. “L’impressione è che Bellocchio abbia voluto fare di Don Masino un personaggio tragico, di stampo shakesperiano”, scrive nella sua recensione per Coming Soon il critico Federico Gironi. Per questo motivo il regista si è allontanato dai riflettori che ha acceso in precedenza su Aldo Moro, dando al suo Tommaso Buscetta una doverosa drammaticità. Un personaggio opaco che si nasconde e non di certo dalla popolazione, ma intento a non lasciare percepire a chi ha attorno quale sia la sua vera natura. Elementi che lo porteranno poi ad un interrogatorio umiliante durante il processo a Giulio Andreotti, da cui uscirà fratturato in più punti ed ormai sconfitto anche nella sua recita. Crollato da viaggiatore virtuale in grado di attraversare e vivere in due mondi diversi, finendo per assumere i panni di un detenuto confinato fra mura, sotto pressione per le verità e le menzogne dette nelle molteplici dichiarazioni.