«Problema dei migranti? Per Dio nessuno è straniero. Gesù chiede di amare tutti, a partire dagli ultimi»; le parole dette da Papa Francesco ieri durante la Santa Messa per i migranti in Cattedrale San Pietro hanno scatenato una forte reazione di stima e condivisione dagli ambienti politicamente “distanti” e “avversi” alla Lega di Salvini (simbolo della lotta all’immigrazione e alle Ong), mentre ha destato non poche perplessità in diverse personalità da tempo critiche nei confronti del Santo Padre proprio sul tema dell’immigrazione. In una commistione tra politico e religioso vanno letti i due articoli che il giorno dopo le parole del Papa attaccano la Santa Sede: si tratta di Camillo Lagnone su Il Foglio e Antonio Socci su Libero Quotidiano. Entrambi cattolici, entrambi critici (specie il secondo) del Pontificato bergogliano, entrambi per nulla convinti dalle dichiarazioni di Francesco in difesa di tutti gli ultimi, compresi i migranti in arrivo dal Mediterraneo (e non solo). «Signore Gesù, davvero ci chiedi di amare e rialzare milioni di africani come dice il tuo vicario? A me non risulta», attacca Langone citando un passo dal Vangelo di Matteo «“Il mio giogo è dolce, il mio peso leggero”. Mi sembrerebbe dunque da escludere che sia il cristianesimo a voler imporre sulle spalle di una nazione piccola, senile e indebitata il peso di un grande continente». Ancora Langone e ancora tramite il Vangelo arriva la seconda critica a Papa Francesco «Signore Gesù, dov’è che nel Vangelo indichi la “opzione preferenziale per gli ultimi” citata ieri dal tuo vicario nella messa per Lampedusa? Nel discorso della Montagna non è chiaro a quali poveri ti riferisci: poveri di spirito? Poveri di soldi? Nemmeno Matteo e Luca sono concordi su questo punto: com’è possibile che dopo duemila anni un pontefice capisca ciò che due Santi vicinissimi alla tua predicazione non avevano chiaro?».
IL PAPA E IL “PESO” DEI MIGRANTI IN ITALIA
Simile ai toni utilizzati da Langone anche l’invettiva di Antonio Socci, allertando sulla possibile “invasione” che invece l’operazione immigrazione nasconderebbe dietro l’emergenza degli sbarchi. «”Servire i poveri è nel Vangelo, non è comunismo”, ha detto ieri papa Bergoglio per rispondere ai suoi critici. Dimenticando di aggiungere che il comunismo è stato il peggior nemico dei poveri. E dimenticando che nel Vangelo c’ è scritto che anzitutto bisogna servire Dio», scrive Socci che poi aggiunge «per Bergoglio i migranti rappresentano una specie di dogma di una nuova religione sociale, modello Teologia della liberazione. Con lui il cattolicesimo pare progressivamente sostituito da una religione globalista, comunisteggiante, tutta mondana, politically correct, non soprannaturale, tanto che nei giorni scorsi (sul tema dei rom) Bergoglio ha meritato addirittura un tweet di entusiastico appoggio da George Soros in persona». Tanto Langone quanto Socci lamentano poi l’elemento di religione a larga maggioranza dei migranti in viaggio drammatico dall’Africa verso l’Italia: «perché mai il tuo vicario insiste tanto sull’assistenza a giovani sani, spesso maomettani, anziché ai nostri vecchi malati, quasi tutti cristiani? Signore Gesù, sei stato tu a dire “chi non è con me è contro di me”: e allora perché il tuo vicario vuole riempire l’Italia di persone che sono e che saranno contro di te? Chi rappresenta davvero quest’uomo?» scrive il giornalista su il Foglio, e gli “risponde” idealmente lo stesso scrittore toscano «Bergoglio raccoglie dunque il plauso di laicisti, islamici, comunisti, atei, miscredenti e mangiapreti. Mentre i cattolici, sconcertati, sempre più spesso decidono di avversare pubblicamente la politica bergogliana proprio sul suo dogma fondamentale: l’immigrazione». Come stoccata finale alle parole di Papa Francesco, Socci riporta un passaggio di San Giovanni Paolo II sempre sul tema migranti scelto appositamente per mettere in contrasto le differenti dichiarazioni: «L’ accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi».