Perché nn si pensa ad un grande piano di formazione che coinvolga Neet e migranti? Altrimenti fra 10 anni le aziende dove troveranno la forza lavoro? Il tweet è datato domenica 7 luglio e l’account è quello del direttore generale dell’Ucimu, Alfredo Mariotti. Sono trascorsi solo pochi giorni da quando – all’assemblea annuale dei produttori di macchine utensili – il presidente Massimo Carboniero e il leader di Confindustria Vincenzo Boccia hanno parlato di ripresa e di sfide competitive per l’Azienda-Italia, ma soprattutto di investimenti. Azioni a leva sulla ricerca tecnologica e digitalizzazione industriale, ma soprattutto investimenti in capitale umano: quindi in formazione.
L’integrazione fra macchine – il cuore strategico di Industria 4.0 – non potrà mai prescindere dalle persone chiamate a progettare e gestire i nuovi sistemi produttivi. I robot non si integrano fra loro se non attraverso l’interfaccia Formazione 4.0 con tecnici e addetti alla produzione. Ma neppure una Fabbrica 4.0 può dispiegare il suo intero valore se attorno non opera un’integrazione più ampia e profonda: una Società 4.0, che costituisce l’intelaiatura ultima di un’Azienda-Paese 4.0 È per questo che Ucimu – difendendo l’efficacia degli incentivi mirati all’acquisto di macchinari innovativi – non ha mai cessato di sollecitare una “fase 2” di politica industriale fortemente orientata all’education. “Ai giovani a cui dobbiamo poter offrire valide opportunità di lavoro e di crescita professionale – ha detto Carboniero – e nonostante un tasso di disoccupazione giovanile in Italia superiore al 30% noi costruttori di macchine utensili incontriamo una grandissima difficoltà nel reperire figure professionali adeguate quali: meccatronici, elettronici, informatici ed esperti in tecnologie della produzione. Sono purtroppo ancora troppo pochi i ragazzi che scelgono questi percorsi scolastici, specifici per le professioni legate al mondo dell’automazione e della meccanica di precisione”.
Quanti no-employment-education-training hanno – spesso senza esserne consapevoli – le basi per sviluppare queste skill? E quanti nuovi Its servirebbero per fare da hotspot per questi giovani alla deriva nel mercato del lavoro? Qualcuno può stupirsi se da Ucimu giunge un raddoppio di posta? Ci sono reali differenze fra un Neet e un giovane migrante? Entrambi – nel futuro prossimo – hanno bisogno essenzialmente di un’opportunità: quella di integrarsi in un sistema-Paese (in un sistema-Ue) che ha bisogno di loro e che dispone già – anche nelle Regioni – di piattaforme utili per fornire education e formazione-lavoro. Perché il Governo tarda a raddoppiare per primo la sua posta di policymaker?
La manovra 2020 è già in cantiere ed è evidente che la nuova Ue, abbuonando all’Italia la procedura di infrazione – sta chiedendo a Roma una Legge di bilancio molto diversa da quella provocatoria dell’anno scorso: in largo deficit per finanziare il reddito di cittadinanza. Invece immaginiamo un’Italia che si presenti a Bruxelles con un grande piano di infrastrutturazione e integrazione sociale basato su interventi straordinari di formazione da erogare attraverso moduli unici a giovani disoccupati e immigrati. Immaginiamo che l’Italia chieda su questo obiettivo un sostegno reale da parte dell’Ue. E immaginiamo che parte di questa strategia si concretizzi attraverso investimenti sulla scuola e parte attraverso sgravi fiscali mirati alle imprese che decidono di cooperare: formando e poi quanto più possibile assumendo. Immaginiamo. Ma possibilmente poi facciamo.