Repubblica e Huffington Post hanno raccontato in questi giorni la strana storia di Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico, e della sua giornata di ordinaria “follia” presso il lido di Monopoli (Bari): posti in spiaggia già finiti prima che il politico Pd arrivasse con famiglia al seguito, discussione accese con i responsabili dello stabilimento per poter avere un posto migliore e poi addirittura l’arrivo della Polizia davanti al “niet” del Lido. Il tutto condito da tesserino da parlamentare mostrato alle forze dell’ordine per provare a far sentire la propria voce: una storia di tentato “abuso” della professione o un misunderstanding? Secondo i gestori del Lido sentiti da Repubblica, Pagano ha avuto una reazione eccessiva, «ha recato disturbo ai nostri ospiti che in quel momento facevano colazione». Viene accusato di aver tentato di far sentire il peso del suo essere parlamentare per poter ottenere un posto migliore in spiaggia: ecco che però è lo stesso deputato Pd a difendersi da ogni accusa spuntata sul web e sui social, «Non ho alzato la voce. Chi mi conosce sa che non lo farei mai. Ho tirato fuori il tesserino solo perché non avevo altri documenti». Una lunga difesa viene poi stilata da Ubaldo Pagano in un post su Facebook dove chiarisce per filo e per segno la sua “giornata” in compagnia della famiglia e con una buona dose di bile accumulata: «Avevamo provato a prenotare un ombrellone il giorno prima ma dal Lido ci hanno risposto che bastava presentarci molto presto nello stabilimento, entro le ore 9.00, per averlo. E così abbiamo fatto, alle 8,45 in punto eravamo lì. Già dall’ingresso delle auto, ci veniva riferito che probabilmente non c’era disponibilità di alcun ombrellone, ma che potevamo andare a chiedere; quindi, si è recata in cassa mia moglie. Alla cassa c’era già un’altra persona che lamentava la tipologia di ombrelloni proposta – circa in ventesima fila – a cui era stato impedito di prenotare e pagarlo il giorno prima».
LA DIFESA DI UBALDO PAGANO: “NON È ANDATA COME DICONO”
A quel punto Pagano arriva per fare le proprie rimostranze come stava facendo anche l’altra famiglia già presente: «io non mi sono qualificato in quel momento nella mia veste di parlamentare, ci mancherebbe», spiega ancora il deputato Pd sui social, il problema è che oltre al danno anche la beffa di vedersi spediti nei pochi posti disponibili in penultima e ultima fila della zona chiamata conca, molto distante dal mare. «Dopo circa un’ora, dopo aver regolarmente pagato il servizio e atteso inutilmente il direttore dello stabilimento, siamo stati accompagnati a sistemarci all’ombrellone in penultima fila della conca, informandoci solo allora, con fare sfidante, che avremmo dovuto parlare con la polizia che era stata chiamata dal lido, non si capisce bene per quale motivo, visto che in nessun momento della discussione sono stati alzati i toni»; a quel punto la discussione pacifica arriva con i poliziotti che chiedevano conto di cosa fosse successo in spiaggia. È qui che Pagano mostra il tesserino, ma in questa modalità come racconta lo stesso deputato Pd: «Solo a quel punto fornendo le mie generalità agli agenti ho mostrato come documento il tesserino di parlamentare non avendo portato con me la carta di identità. Vi chiederete per quale ragione a fronte di tale trattamento equivoco sono rimasto in quel lido? Perché avevo promesso alla mia piccolina che avrebbe trascorso la giornata con il suo amichetto […] mi sono sempre comportato come ciascuno di voi senza mai abusare del ruolo istituzionale, anche in un momento di disagio come quello dove ritenevo di subire una presa in giro».