La trappola contro la Lega è scattata. Vedremo se stavolta ha preso la preda, o almeno l’ha ferita. Con Donald Trump dopo il chiasso iniziale, e ostinati tentativi di scacco matto, non ha funzionato. Rispetto al Russiagate che avrebbe dovuto provocare l’impeachment del tycoon, c’è di mezzo lo stesso cattivo per antonomasia: Putin con i suoi apparati.
L’affare di Mosca è così presentato dall’autore di questo scoop, il giornalista italiano Alberto Nardelli, che ha trasmesso su BuzzFeed – sito Usa – il colloquio registrato tra un esponente francamente non di primo piano della squadra di Matteo Salvini ed emissari dello Zar Vladimir all’Hotel Metropol della capitale russa lo scorso 18 ottobre: “Questo audio fornisce la prima prova concreta dei tentativi clandestini russi di finanziare i movimenti nazionalisti europei e dell’apparente complicità di alcune figure di alto livello dell’estrema destra in quei tentativi”. Un dialogo a sei: tre persone di nazionalità russa e altre tre, tra cui Gianluca Savoini, presidente dell’associazione indipendente Lombardia-Russia e “facilitatore” dei rapporti tra Salvini, la Lega e il partito di Putin. Scopo del meeting – secondo il sito di informazione statunitense – sarebbe quella di aprire un canale di finanziamento illecito.
Nell’audio integrale si sentono parlare i sei uomini in inglese, russo e italiano. Gianluca Savoini che dice: “Vogliamo cambiare l’Europa. La nuova Europa deve essere vicina alla Russia”. I contenuti della conversazione sono persino banali, e non destano sorpresa: impegno per finirla con le sanzioni commerciali alla Federazione Russa, avvicinamento strategico tra Italia (e persino Europa) e posizioni del Cremlino. Dice Savoini: “Noi veramente vogliamo iniziare a costruire una grande alleanza con questi partiti pro Russia, ma non pro Russia per (favorire) la Russia, ma per i nostri Paesi. Perché stiamo bene con la Russia, avere buone relazioni fa bene ai nostri Paesi”. Poi, nella conversazione trascritta da BuzzFeed, Savoini aggiunge: “Ora vorrei si andasse avanti con i nostri ‘partner tecnici’, che possono continuare la discussione”. Soldi! Decine di milioni! Questo ha già scritto nelle settimane scorse L’Espresso.
Il segretario del Carroccio e ministro dell’Interno ha immediatamente negato con nettezza: mai ricevuto denaro, né di averlo richiesto o autorizzato alcuno a domandare fondi. Minaccia querela a chi sostenga in contrario.
Metto in fila alcune considerazioni sparse.
1) La prima l’abbiamo già evidenziata. Analogia con il Russiagate. Allora si mosse l’Fbi, cui si aggiunsero materiali fatti pervenire da spioni in disuso dell’MI6 britannico. Non si arrivò direttamente a Trump, nonostante grandissimi sforzi, ma si lambì la sua famiglia e il suo staff. Siamo anche stavolta davanti a un gioco di spionaggio. Captare in un hotel moscovita una conversazione in cui sono implicati personaggi riferibili all’entourage di Putin implica il coinvolgimento di apparati. Infatti o li hanno raccolti agenti dei servizi di Mosca o hanno comunque consentito che altri lo facessero. Insomma, non è giornalismo, ma è lavoro spionistico. Anche se il materiale è autentico, vale il principio di indeterminazione. Chi osserva inevitabilmente modifica l’oggetto della conoscenza. Si chiama trappola. Poi la si passa a giornalisti amici. Ha funzionato così? Attendiamo non l’indicazione della fonte, ovvio, ma il metodo attraverso cui si è attinto. Non crediamo sia un fuorionda di Striscia la notizia.
2) La sostanza non c’è. Anche BuzzFeed ammette che non è in grado di chiarire se “l’accordo negoziato all’Hotel Metropol sia stato portato a termine o se la Lega abbia ricevuto finanziamenti”.
3) La personalità di Savoini, seppure ben nota alla Lega, non è la Lega. Ammesso e non concesso che abbia chiesto finanziamenti o che si sia prestato ad accettarli, nulla porta a Salvini o a organi responsabili del Partito.
4) I contenuti dei discorsi di Savoini riferiti dal sito statunitensi sono perfettamente accettabili anche politicamente. Basta rileggere l’intervista concessa da Putin al Corriere e uscita giovedì scorso. Dice il presidente russo mentre sta per incontrare il Papa e Mattarella a Roma: “Il signor Salvini e rappresentanti del suo partito mantengono contatti con i colleghi russi interessati allo sviluppo della cooperazione con i propri partner italiani”. Aggiunge: “Salvini ha un atteggiamento caloroso verso il nostro Paese, conosce bene la realtà russa. Ci siamo incontrati nel 2014 a Milano, abbiamo discusso le prospettive di sviluppo dei legami italo-russi e delle relazioni tra Russia e Unione europea”. Dove sta il problema? Del resto, lo stesso premier Conte ha espresso sulle relazioni tra Italia e Russia i medesimi concetti.
5) In ogni caso, è una scorciatoia pericolosa quella di combattere Salvini e bruciare la sua ascesa politica con mezzi estranei alla dialettica politica. Conosciamo questi sistemi dal 1992. Magari partendo da colpe reali di questo o quel personaggio, di questo o quel partito, di certo si mise in atto qualcosa che somiglia a un golpe.
6) Nota finale. C’è un risvolto grottesco. In Parlamento e fuori, il Partito democratico punta il dito contro “i finanziamenti di Mosca”. Qui siamo davvero alla mancanza di senso del pudore. Questo partito guidato oggi da Nicola Zingaretti, che ha militato orgogliosamente nel Partito comunista italiano, ora si atteggia a purificatore con la spada fiammeggiante da arcangelo. Che ipocrisia. Quel partito fu foraggiato . e l’attuale cospicuo patrimonio della fondazione facente capo ai Democratici di sinistra non è nato sotto il cavolo e le salsicce – con rubli spremuti dal lavoro nei gulag. Fu finanziato dall’Urss, cioè da chi voleva invaderci militarmente, e predispose commando per appoggiare questo sfondamento dell’Armata rossa (Gladio rossa). Il tutto fino al 1990, ciò per cui nessun o fu punito, e nessuno dovette rendere conto. Meschinità senza vergogna.
7) Sia chiaro. La questione è delicata. Salvini replichi con puntiglio, con trasparenza, a questo dossier che lui reputa calunnioso. È vero che Pertini a chi voleva metterlo sotto impeachment replicò: a brigante, brigante e mezzo. Non sono più quei tempi. A un gioco sporco si replica con acqua e sapone. Si vedrebbe ciò che c’è sotto la maschera degli accusatori.