Per parlare della rivolta di Stonewall del giugno 1969, argomento trattato stasera ne La Grande Storia, è opportuno fare un riferimento al periodo storico che l’America viveva in quegli anni. Durante la metà del secolo scorso il movimento repressivo del Maccartismo causò un sentimento di odio e rifiuto nei confronti degli omosessuali, che fece dilagare una violenta repressione nei loro confronti che portò al tristemente ricordato “Lavander scare”. Questa periodo di agitazione sociale vedeva spesso irrompere la polizia nei locali riservati ai gay per fare “pulizia” e cioè per arrestare omosessuali o transgender anche solo perché si baciavano apertamente, si vestivano con abiti che non appartenevano al loro sesso o addirittura se assumevano alcolici. Anche i proprietari dei locali che ospitavano gay subivano gravi ripercussioni, come multe salatissime o addirittura la chiusura definitiva, non vi era alcuna forma di garanzia e anche la State Liquor Authority, che avrebbe dovuto fare da garante, accettava i provvedimenti imposti dalla polizia contro tali locali, anche se non vi era una precisa normativa né a favore né contro. New York si trovò, in questa lotta, tra i movimenti gay che in quegli anni nascevano e un clima ostile di repressione e terrore.
1969, Rivolta di Stonewall: la storia
Il 28 giugno del 1969 accadde qualcosa di veramente particolare in quel locale frequentato da omosessuali, lo Stonewall, dove girava alcol venduto senza licenza per sfuggire ai controlli, e dove la criminalità organizzata dilagava garantendo libero accesso agli alcolici senza timore di ripercussioni. Evidentemente quella sera qualcosa andò storto, perché i soliti controlli che la polizia effettuava nel locale e che avvenivano nelle prime ore della serata, quella volta non ci furono. Poco prima delle 2 di notte, però, un gruppo di ufficiali del distretto della zona fecero irruzione e trovarono quello che si aspettavano: alcol, abbigliamento equivoco e per alcuni assenza di documenti. Iniziò un vero e proprio pestaggio da parte della polizia al quale i clienti del locale risposero senza remore: questo è l’inizio di Stonewall!
Di quella sera si raccontano tante storie, tacchi lanciati contro la polizia, bicchieri che volarono distruggendo specchi e una donna lesbica di nome Stormè De Larverie che uscendo dal locale e scagliandosi contro un poliziotto, disse alla folla “perché non fate qualcosa anche voi?”. Simbolo della rivolta e del coraggio di opporsi ad un sistema repressivo, Stormè De Larverie nel corso degli anni si è sempre rifiutata di essere considerata come pioniera della rivolta, pur portandone indelebilmente i segni. Quella sera la polizia si trovò chiaramente in minoranza e fu costretta a rifugiarsi nel locale mentre veniva insultata. La risposta delle forze dell’ordine fu immediata: 13 arrestati e tanti feriti. Ma i newyorkesi non poterono più tollerare quella situazione e in poco si formò un corteo di più di 2 mila persone contro l’intero gruppo di poliziotti, che erano quasi 400. Al grido “Gay Power!” si scatenò un’insurrezione mai vista tra un popolo stanco di anni di omofobia e le forze di polizia sempre più ferme a raggiungere il loro obiettivo di repressione. Sei giorni duri, di violenza, aggressività e lo sprigionarsi di una forza da parte della comunità gay mai vista prima.
Dopo Stonewall
Dopo Stonewall alcune cose cambiarono, fu fondata un’organizzazione a tutela dei gay, chiamata Gay Liberation Front e via via ne nacquero molte altre in America e in molti altri stati del mondo come l’Australia e la Nuova Zelanda, il Canada e il Regno Unito, la Germania e il Belgio, la Francia e i Paesi Bassi. Negli ultimi 50 anni le associazioni a tutela dei diritti delle comunità LGBT si sono moltiplicate incredibilmente, facendo passi da gigante. Un anno dopo i moti di Stonewall fu organizzata una marcia a cui parteciparono più di 15 mila persone, che partì da Greenwich Village e arrivò fino a Central Park Stonewall, un corteo senza precedenti, che diede un volto ai tanti omosessuali e transegender che fino ad allora furono costretti a nascondersi e a rimanere nell’ombra. La prima manifestazione LGBT della storia ma anche il primo “megafono” offertogli per esprimere il loro grido di ribellione.
Questa è la storia di Stonewall ed è il motivo per il quale giugno è il mese del Gay Pride, un riconoscimento ad un evento storico che merita attenzione e riconoscenza. L’America si è resa la prima portavoce e protagonista di una rivolta che ha cambiato le sorti dell’umanità, una ribellione che è giunta in Italia solo nel recente 1971 e fu definita da un professore dell’Università dell’Illinois di nome John D’Emilio, come “la caduta della forcina che si udì in tutto il mondo”. Considerato da Obama come “il primo monumento nazionale americano legato alla comunità LGBT”, si auspica la costruzione di un mausoleo dedicato a quei sei giorni newyorkesi che dopo 47 anni, fanno ancora parlare di se.