Savoini dice di aver fatto parte dello staff del ministro Salvini durante la sua visita a Mosca l’anno scorso; è lo stesso Savoini a scriverlo al sito Buzzfeed, che ha dato il “la” al Russiagate italiano. Lo staff di Salvini, ovviamente, smentisce. Lo riportava ieri il Messaggero, insieme alle repliche di Savoini, che fa valere la sua vecchia militanza leghista, prima di rito bossiano poi maroniano, per dire di collaborare “da sempre” con l’attuale vicepremier, essendo lui – Savoini – iscritto alla Lega dal ’91. Insomma, un membro dello staff di Salvini che non sapeva di farne parte (chi, Salvini o Savoini?). Aspetteremo, leggeremo. Sapremo? Non è detto.
Buzzfeed è certo un sito americano di area clintoniana. Tra i suoi fondatori e investitori Kenneth Lerer, padrone del The Huffington Post, altro gigantesco blog pro-democrat su cui hanno scritto con regolarità da Hillary Clinton a Barak Obama alla stessa Nancy Pelosi.
La sensazione che la strategia anti-Salvini in salsa russa nasconda una ben più corposa strategia anti-Trump è forte. Nel dipartimento di Stato statunitense al tempo della Clinton la chiamavano “democracy building”, per i vecchi mandarini della Cia il nome più proprio rimane “destabilizzazione”.
Salvini parla di inchiesta ridicola. Savoini forse non c’era “ufficialmente”, nelle missioni in Russia. Ma c’era. Il fatto che Salvini non ritenga opportuno spiegarlo non lo rende meno grave. Certo che dopo che quasi tutti gli operai iscritti alla Cgil votano la Lega invece del Pd, se veramente dalla Russia arrivassero rubli alla Lega la mutazione genetica dal vecchio Pci al partito di Salvini sarebbe compiuta.