Marco Van Basten e Andriy Shevchenko sono e resteranno per sempre i più grandi attaccanti che il Milan abbia mai avuto: i più prolifici, i più forti e soprattutto i più amati. Se per l’olandese però la carriera e le strade dopo il ritiro “forzato” si sono allontanate da Milanello, per il numero 7 più iconico della storia rossonera l’attrazione per San Siro e per i quei colori resta intatta e anche da Ct dell’Ucraina non smette di pensare al Milan (come del resto i tifosi non riescono a non dimenticare le sue gesta, rimpiante in tutti gli attaccanti che lo hanno “seguito” dopo il suo addio da Milanello). In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, il bomber ex Dinamo Kiev lancia la sua previsione felice per il prossimo futuro del Milan: «la nuova dirigenza penso stia facendo cose positive, il progetto di un nuovo stadio ad esempio. San Siro mancherà a tutti noi, perché è stupendo, ma se tutto andrà per il verso giusto avremo uno stadio più moderno lì vicino. E’ un passo importante per la solidità economica del club. Le cose si costruiscono nel tempo e non parlo soltanto della squadra». Nonostante le fatiche che i rossoneri ancora dovranno patire per tornare al vertice, Sheva si dice sicuro: «La mentalità del club non è cambiata, Maldini e Boban sono una garanzia. Faranno bene, Paolo come dirigente sta crescendo. Le aspettative sono tante, ma credo che Paolo e Zvone riporteranno il Milan dove era abituato a stare».
ANDRIY SHEVCHENKO, L’AMORE PER IL MILAN NON FINISCE MAI
Per Shevchenko cambiare San Siro non è un problema, così come il cambio di allenatore: ciò che resta è il Milan e la sua storia, e detto da uno che ha segnato con solo questa maglia 175 gol in 322 gare portando a vittorie di Scudetti, Champions League, Pallone d’Oro e Coppa Italia ci si può anche credere «Non si tratta solo di indossare certe maglie, la storia del Milan di per sé è bella e insieme difficile da portare sulla pelle. Lo dimostra l’attaccamento dei tifosi: negli ultimi tempi i risultati non sono stati gli stessi, eppure ho visto che a Milanello per il primo giorno di lavoro c’erano migliaia di persone. Un calore incredibile». Non c’è più Gattuso – «Rino ha fatto il suo dovere, è cresciuto con la squadra. Ha una strada davanti» – ma Giampaolo, eppure per Sheva questo potrebbe essere solo che positivo visto che unire le vittorie al bel gioco è un marchio di fabbrica di quello che era il “suo” Milan: «Mi pare un tipo con idee forti, come questi dirigenti. Giampaolo è un allenatore che attraverso il gioco può ottenere grandi risultati. Dà un’impronta, è preparato: credo che sia stata una buona scelta». Da ultimo, un accenno al nuovo idolo dei tifosi, quel neo-numero 9 Krzysztof Piatek chiamato a prendersi l’eredità anche dei gol un tempo di Shevchenko: «se l’è meritata di certo. Il modo in cui è entrato nel Milan, la naturalezza, i gol importanti che ha segnato…è stato un ottimo impatto e ora è giusto che Kris si prenda anche la responsabilità di una maglia così importante».