Maurizio Corgnati, è stata l’ex marito nonché pigmalione di Milva, la cantante italiana che celebra quest’anno 80 anni di età. Un compleanno davvero speciale per la tigre di Goro che viene celebrate con uno speciale televisivo di Techetechetè trasmesso su Rai1. La vita di Milva è indubbiamente legata a quella di Maurizio, uomo che incontra poco dopo la vittoria al concorso per voci nuove della Rai. I due lavorano insieme e si innamorano. Si sposano e dal loro matrimonio nasce la piccola Martina che, parlando del padre scomparso il 30 marzo del 1992 per una grave malattia, dice: “era un uomo modernissimo per la vastità di interessi senza confini”. Un curioso all’ennesima potenza in grado di farsi apprezzare e conoscere come regista televisivo e cinematografico, ma anche documentarista, scrittore ed intellettuale.
Maurizio Corgnati: “l’uomo che inventò Milva”
Non solo, per molti Maurizio Corgnati è l’uomo che inventò Milva. I due si conoscono per la prima volta negli studi Rai di Torino: Milva era una giovane promessa della musica italiana, mentre lui un uomo colto con tanto di laurea in legge. Tra i due scatta una complicità che li spinge, alcuni anni dopo nel 1961, a sposarsi nonostante i 24 anni di differenza d’età. Scoppia la polemica, ma i due sembrano non importarsene anzi si sposano e vivono otto anni di grande felicità ed amore coronato anche dalla nascita di una figlia Martina. Maurizio le insegna davvero tante cose ricoprendo in tutto e per tutto il ruolo di pigmalione trasformando Milva in una grande diva della musica mondiale. “È l’uomo che ho amato di più e rimpianto sempre” ha confessato l’artista durante una delle sue ultime interviste.
Maurizio Corgnati, il ricordo della figlia Martina
“Sono un buon giocatore di scopa e un grande cuoco”. Queste le parole che generalmente Maurizio Corgnati utilizzava per descriversi. A ricordarlo è la figlia Martina nata dal matrimonio con Milva. “Era privo, però, della determinazione ossessiva e noiosa di portare avanti una cosa sola” dice la figlia che parlando del padre lo definisce: “un genio, parlava sei o sette lingue e aveva letto tutto; sapeva l’Iliade e l’Odissea a memoria, in greco e in metrica”. Tra i tanti ricordi della figlia Martina, che oggi lavora come critica e curatrice d’arte, c’è anche quello di una visita alle Chiese di Venezia e della Galleria degli Uffizi di Firenze: “vidi la prima opera del cuore, la Venere di Urbino di Tiziano”.