L’argomento della settimana entrante non sarà la vicenda dei migranti da respingere in Africa, come sembrava dovesse essere dieci giorni fa e come pareva sperare il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. Il tema vero sarà quello delle relazioni pericolose tra Salvini e la Russia, un tema su cui il leader leghista sembra avere perso già i nervi.
Qui il nodo, per ora, è chi era amico di Gianluca Savoini, l’uomo che nella registrazione pubblicata dichiara che Salvini non vuole obbedire all’America e all’Europa ma vuole allearsi con Mosca.
Il premier Giuseppe Conte in merito ha farfugliato cose incomprensibili, inframmezzando di non conoscerlo personalmente. Una sortita leguleia che sta per: so bene chi è ma non è mio compagno di giochi.
Per Salvini il rapporto con Savoini è certamente più stretto, almeno a vedere le decine di foto pubblicate su tutti i giornali. Il vicepremier appare sempre più confuso. Ha tentato di metterla in ridere, ha cercato di fingere indifferenza e minimizzare. Ma ogni tentativo ha finora ingigantito la cosa, come quando ai tempi di Mani Pulite l’allora segretario del Psi Bettino Craxi con un gioco di parole definì Mario Chiesa, il suo primo uomo incappato nelle maglie della giustizia, un “mariuolo isolato”.
In realtà, come ai tempi di Chiesa, oggi la tempesta del Russiagate in cotoletta sta montando ma non è ancora diventata uragano. Però la progressione è rapidissima e forse Salvini ha solo la settimana prossima per districarsene. Dopo, come per Craxi allora, potrebbe essere troppo tardi.
Quello che Salvini potrebbe e dovrebbe fare nelle prossime ore è capire il punto politico della vicenda. Dovrebbe dire in sostanza: “io sono fedele all’America e all’Europa e non voglio allearmi alla Russia. Conosco bene Savoini ma lui era lì per tenere contatti, non prendere iniziative e tantomeno attribuirmi tesi politiche che non mi appartengono”. Dopodiché dovrebbe coprirsi il capo di cenere e fare il giro degli alleati a giurare che non succederà mai più.
Naturalmente questa è un’operazione delicata e pericolosa, perché Savoini e Mosca potrebbero reagire. Quindi ci vorrebbero nervi saldi, profondità di analisi e determinazione. Salvini possiede tutto questo?
Lo scenario più probabile invece è che la settimana trascorra in modo inconcludente, con solo una montagna di rivelazioni e dettagli in più che renderanno le azioni della Lega ed il suo leader sempre più confuse.
Quindi potrebbe arrivare una tempesta per agosto, quando i mercati sono “sottili” e pochi investimenti in alto o in basso creano sbalzi straordinari. Oppure, anche se agosto passasse liscio, alla ripresa, in settembre, la finanziaria si farebbe tutta all’ombra del Russiagate.
Mani Pulite arrivò quando l’Italia era un’economia molto solida e aveva la lira (senza le costrizioni della moneta unica). Oggi il Russiagate arriva con la moneta unica, un’economia traballante e nell’impellenza di varare una finanziaria di lacrime e sangue. Riesce l’Italia a sopportare tutto questo?
In tutto ciò, almeno per ora, per fortuna di Salvini, non ci sono alternative chiare. Il partito di opposizione Pd pare un vecchio motore diesel, che fa fatica a mettersi in marcia, e poi ha tanti “gerarchi” che forse tirano contro il loro segretario Nicola Zingaretti più che contro Salvini.
Ma anche i diesel alla fine si mettono in moto e l’aria di sta riempendo di odori di crisi di governo ed elezioni anticipate burrascose dove ogni esito è incerto.