È successo nel 2015, nel 2016 e potrebbe tornare ad essere realtà anche nel 2019: ripetere le Elezioni Politiche in Spagna sembra ormai esser diventato uno “sport nazionale”. Prima erano i Popolari di Rajoy a non riuscire a trovare una maggioranza di Governo, ora invece è il Psoe di Pedro Sanchez a non esser in grado di formare un esecutivo stabile dopo aver vinto le Elezioni Politiche a fine aprile e confermatosi primo partito di Spagna nelle Europee di fine maggio. Avevano tentato in un primo momento il Governo di minoranza i socialisti spagnoli, salvo poi rendersi conto di non avere i numeri necessari per poter tener testa alle varie sfide che l’urgenza di un’agenda politica pesantemente in ritardo per via dei tanti Governi non decollati in soli 4 anni. Sanchez ha allora “ripiegato” sul naturale partner di Governo, ovvero Unidas Podemos: ieri in un’intervista alla radio Cadena Ser il Premier uscente ha però annunciato il sostanziale fallimento delle trattative, dando la colpa al leader Iglesias di non voler raggiungere un accordo di massima per far partire il Governo di centro-sinistra. Come oggi riporta il Post, il primo voto di fiducia a Madrid per l’esecutivo Sanchez si terrà la prossima settimana e al momento lo scenario è tutt’altro che roseo per il Regno di Spagna, avviluppato in una continua e costante crisi istituzionale senza apparente fine da più di 5 anni.
LA SPAGNA TORNA AD ELEZIONI POLITICHE?
Sanchez ha sì vinto le Elezioni Politiche nell’aprile 2019 (era arrivato alla Moncloa nel giugno 2018 dopo la mozione di sfiducia vinta contro Rajoy, ndr) ma senza avere la maggioranza dei seggi in Parlamento: 123 seggi sui 350 della Camera e dunque la schietta esigenza di una o più alleanze per poter far partire la Legislatura. Podemos ha 42 seggi e assieme ad altri partiti regionali che avrebbero anche dato l’appoggio a Sanchez il Governo potrebbe partire: dopo le Europee Sanchez si è detto assai possibilista sul buon esito, ma ieri è giunto l’improvviso dietrofront gettando di nuovo il Paese in un possibile nuovo ritorno alle urne. A giudizio di Sanchez, «il dialogo si è arenato su un referendum ‘truccato’ tra la base di Podemos a proposito della scelta del partito. È una mascherata bella e buona del signor Iglesias per giustificare il ‘no’ alla mia investitura». Iglesias chiede una vicepresidenza e diversi ministeri con portafoglio ma Sanchez si è opposto proponendo una “soluzione” giudicata beffarda da Podemos: cedere dicasteri a figure con profili tecnici, proposti da Iglesias, ma non membri della direzione non facendo così entrare direttamente il leader del movimento di sinistra nel gabinetto Sanchez. Il ricorso a quel punto al referendum della base (dimostrandosi assai vicino su certi temi al Movimento 5 Stelle odierno) ha fatto scattare su tutte le ire il PSOE che ha giudicato rotta l’alleanza di Governo. Lo scenario che si apre davanti è assai complesso: il 23 luglio ci sarà il primo voto che avrà quasi sicuramente esito negativo, ripetuto poi 48ore più tardi. L’ex premier vuole chiedere a Podemos, Pp e Ciudadanos di astenersi visto che in questo secondo voto basterebbe avere più Sì che No per far partire la Legislatura: al momento tutti avrebbero rifiutato l’offerta e se non si arriverà così ad un nuovo Governo, il 23 settembre prossimo si andrebbe automaticamente ad Elezioni Politiche in Spagna. Le quarte in 4 anni, un autentico record.