E’ allarme in Bulgaria a causa della diffusione di alcuni casi di peste suina africana che sta già allertando le autorità locali. Si tratta di una malattia letale per i maiali ed i cinghiali selvatici per la quale non esistono cure, però non viene trasmessa all’uomo. Come riferisce Sky Tg24, al momento sono almeno trenta i casi segnalati in diverse regioni, tra cui alcune province al confine con la Romania. I più recenti focolai sono stati registrati nelle regioni di Vratsa e Targovishte, nel nord del paese, come riferito dall’agenzia per la sicurezza alimentare bulgara. Nella maggior parte dei casi, sarebbero stati colpiti soprattutto animali non registrati, appartenenti a privati e allevati nei cortili delle abitazioni ma nonostante questo le autorità hanno deciso di attivare un piano di prevenzione per limitare il più possibile la diffusione della malattia. Per sicurezza, spiega Reuters, tutti i maiali che si trovano all’interno di una zona di quarantena di 3 chilometri, intorno al cortile di Targovishte saranno abbattuti.
PESTE SUINA AFRICANA IN BULGARIA: SCATTA IL PIANO DI PREVENZIONE
Ad intervenire sulla diffusione dei casi di peste suina africana in Bulgaria, è stato anche il ministro dell’Agricoltura Desislava Taneva che in una conferenza stampa ha spiegato: “La suinicoltura è un’industria importante per il Paese, muove 600 milioni di lev (la valuta ufficiale della Bulgaria, ovvero circa 344 milioni di dollari) e copre il 40% del consumo interno di carne di maiale”. Alla luce di ciò ha annunciato anche diverse misure protettive contro la malattia sempre più in diffusione. Lo stesso ministro ha fatto sapere che le imprese forestali pagheranno 150 lev per ciascun cinghiale ucciso poichè le autorità bulgare mirano a ridurre la popolazione di cinghiali già molto densa nelle zone di 20 km attorno ai focolai della peste suina africana. Tra le misure preventive è previsto anche il potenziamento del controllo del traffico nelle aree e nei punti di frontiera con l’aiuto di polizia ed esercito nonché la disinfezione delle fattorie coinvolte e la limitazione delle vendite di carne suina e lavorata come espressamente previsto dalle autorità.