Sono così tanto sorelle che non sembrano nemmeno tali. Educate alla stessa maniera, diventate grandi ognuna ha preso la sua strada. Marta, cammin facendo, si è convinta che il modo migliore per fare una cosa sia farla: “Il fare è la vera misura dell’intelligenza” (N. Hill). Maria, in quanto ad ospitalità è certa che l’unico modo per intrattenere le persone sia ascoltarle: la comunicazione, per lei, non parte dalla bocca che parla, dalle mani operose ma da un orecchio in ascolto. Hanno un amico in comune, uno di quelli che valgono un’amicizia: “Grazie, ma stasera proprio non possiamo. Abbiamo Gesù a cena”, è il ritornello che ripetono alle amiche che l’invitano. Gesù a cena: il cuore fa le giravolte.
Eccolo Lui, il bellimbusto narratore della bellezza. Nessun invito gli è stato rivolto: arriva quando vuole, senza preavviso, come di chi è avvezzo al calore di quelle mura. Dio, quand’è stanco, va da suo Padre. Poi, per festeggiare ciò che il Padre gli dice, va a casa di amici. Delle sue amiche: Marta e Maria, che in vita sono la sua vacanza segreta. Quando varca la soglia, è come se entrasse il Cielo: non c’è cosa o persona, che non avverta un sussulto. Nessuno sta più al posto di prima. Maria, quando lo vede, è come se andasse via di testa: “Maria – si ripete tra sé la litania insegnatale dalla mamma – non aspettare il momento giusto per fare le cose, l’unico momento giusto è adesso”. Chissenefrega della polvere sulla credenza, dei letti da rifare, della tovaglia macchiata. Anche il rubinetto è aperto, amen: Maria siede ai piedi di Gesù. Anche Marta, sottovoce, ripete l’identica litania imparata dalla stessa madre. Quella che alle figlie mai s’è stancata di insegnare che ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto. Entrambe sono in allerta: quell’Amico è un magnete, ha il cuore in fiamme.
Una è indaffarata, l’altra pare sfaccendata. Marta ha lo sguardo fendente, se la prende con l’Amico: “Signore (…) dille che mi aiuti”. Maria, seduta a terra, avrà allargato le braccia: “È sempre la solita mia sorella!” Cristo le ama, ama stare con loro, entrambe sono donne coraggiose: ci vuole coraggio per alzarsi e darsi da fare – “Grazie, Marta!” -, è lo stesso coraggio che ci vuole per sedersi e ascoltare: “Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.
Non prende le parti di nessuna, il Cristo-viandante: adora l’intraprendenza di Marta, ma oggi le confida che più di un bicchiere di vino o dell’arrosto al forno è venuto da loro perché ha bisogno di amiche in ascolto: “Amare – scrive Antoine de Saint-Exupéry – vuol dire sopratutto stare in silenzio”. Quei due cuori di femmina li ha scelti per accennare loro un segreto: ascoltare è diventare chi si ascolta. Il resto è aspettare, più o meno in silenzio, di dire la propria. Dio non si conquista con le parole, Marta: il suo cuore lo si espugna con il silenzio. Non s’arrabbia Marta: le viene in mente quando, da bambina, invidiava la memoria della sorella: “Come fai a ricordarti tutto, Maria?” le chiede sovente. “Ascolto: è semplice, Marta” è la risposta di sempre. Che oggi, ai piedi di Cristo, vale un capolavoro d’ospitalità.
A Marta Cristo vuole un bene dell’anima. È per questo che la rimprovera a modo suo: la vede distratta, “distolta per i molti servizi” (cfr Lc 10,38-42). Per Cristo ci sono cose peggiori di un’assenza: è una presenza distratta. È andato da loro non per farsi servire, ma perché aveva voglia di fare una sorpresa: di farle sedere, stavolta, e mettersi Lui nei panni del casalingo. Marta, senza volerlo, è come se gli avesse rovinato la festa rubandogli il mestiere. Ha rifiutato d’essere servita, si è distratta e si è persa la parte migliore: le parole fresche, quelle dell’arrivo, le prime righe della sera. Cristo rimprovera Marta, ma capisco bene che vuol parlare a me: “Finiscila di fare cose per me, Marco. Invece di rubarmi il mestiere, lascia fare qualcosa a me”. È ammonizione più che complimento: accettare che Dio faccia cose per me è ricordarmi che non basto a me stesso. E che Dio non si compra facendo cose, ma si ama lasciando che Lui faccia cose per noi: le sue cose.