La nemesi. Il ritorcersi – contro interi ceti politici – delle argomentazioni usate in campagna elettorale. Quelle presenti. Quelle passate. E quelle future.
La si nota ovunque la presenza di questa nemesi.
Ma è soprattutto facile accorgersene quando si sentono parlare a Radio radicale gli esponenti delle forze di opposizione. Ad esempio la stessa Forza Italia, che poi non è un partito da opposizione fine a sé stessa. Ebbene, i discorsi della maggior parte dei deputati e dei senatori di Forza Italia appaiono, a chiunque presti orecchio con attenzione alle argomentazioni economiche contro gli assurdi provvedimenti del governo in corso, come estremamente logici e condivisibili. Peccato che vengano fatti ora che il partito in questione abbia capacità di incidere sulla realtà italiana pari a poco più di zero. E lo stesso potrebbe dirsi dei loro colleghi, agli antipodi dell’opposizione, i membri parlamentari del Pd.
Detta duramente potrebbe suonare così: “ora che non contano più un c…., finalmente parlano con sincerità agli elettori”. Perché? Perché non hanno più nulla da perdere.
Questo modo di ragionare in politica è apparentemente una scorciatoia per il consenso. E per il suo mantenimento. Si porta però, “incorporata”, la futura nemesi: non essere votati quando si mostra la parte migliore ed esserlo, viceversa, quando si dà il peggio di sé stessi.
Una volta si diceva: “potevamo vincere la guera – con una sola “erre” – in questa maniera?”
Adesso la guerra non ci sta più – mai dire mai però –, in compenso c’è la lotta senza scrupoli per il consenso e per il mantenimento del potere.
È evidente che non gioverà mai agli interessi pubblici, dei cittadini. Ma nel medio-lungo periodo la scorciatoia politica per il consenso si trasforma in “nemesi” per chi se ne è approfittato bassamente quando ha avuto l’occasione. Basterebbe solo pensare alla triste parabola di Gianfranco Fini, uno per tutti.
E certe volte la dea “Nemesi” fa il “lavoro sporco” anche per il buon Dio.